Al congresso Coldiretti Martina annuncia la linea dura: azienda chiusa e interdizione per chi falsifica il made in Italy

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L’assemblea della Coldiretti che si è svolta oggi a Milano è stata l’occasione per rilanciare con forza il messaggio del vero made in Italy. Per la prima volta nella storia del popolo delle bandiere gialle, il raduno annuale non si tiene in una sola sede, il Palalottomatica di Roma, com’è accaduto fino allo scorso anno. Il nuovo presidente Roberto Moncalvo ha trasformato l’evento in un tour in giro per l’Italia. Per rilanciare con chiarezza cristallina,  l’appello alla trasparenza per l’agroalimentare. All’evento hanno partecipato anche esponenti politici di primo piano inclusi i governatori  di Lombardia (Maroni), Veneto (Zaia) e Friuli Venezia Giulia (Serracchiani) e il ministro Maurizio Martina.  E proprio dal titolare delle Politiche Agricole è arrivato un annuncio importante: il governo dichiara guerra al made in Italy taroccato con un decreto destinato ad assestare un duro colpo ai falsificatori di cibi italiani. Se ora possono bastare  8-10mila euro per pagare l’ammenda e sanare l’illecito, il pacchetto a cui sta lavorando Martina  introdurrebbe il principio della punibilità per gli imprenditori responsabili delle falsificazioni. Chiusura dell’azienda e interdizione per il titolare a svolgere la medesima attività. Un giro di vite destinato a scoraggiare le migliaia  di falsificazioni scoperte ogni anno da Carabinieri dei Nas e Corpo Forestale. Negli ultimi 12 mesi i sequestri di cibi italiani taroccati hanno fatto un balzo del 240%, segno che gli agropirati stanno facendo un salto di qualità. D’altronde i numeri sono eloquenti di per sé stessi: a fronte di un fatturato lecito dell’intero comparto agroalimentare pari a 26,6 miliardi di euro (che valgono il 17% del Pil), le agromafie ne incassano altri 14. Un business gigantesco che non si può più far finta di non vedere.

I primi a esserne danneggiati, naturalmente, sono i coltivatori onesti. Per ogni euro di prodotti italiani (quelli veri) agli agricoltori vanno 22 centesimi se si tratta di derrate fresche e appena 5 per i trasformati. Una miseria. Dovuta anche dall’invasione di materie prime importate a basso costo che mettono fuori mercato le nostre. Clamoroso il caso ddata:text/mce-internal,ei suini. «Soltanto nel 2013 abbiamo perso 650mila maiali, sfrattati da quelli tedeschi», ha spiegato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo [foto], «e il fenomeno ha comportato la cancellazione di 8mila posti di lavoro». Il business illegale si sovrappone a un altro fenomeno diffusissimo, quello del finto made in Italy, realizzato appunto a partire da ingredienti che arrivano dall’estero. Latte a lunga conservazione, formaggi freschi, olio, miele, salumi: l’elenco sciorinato da Moncalvo al congresso della Coldiretti è lunghissimo e ha infiammato i 15mila agricoltori presenti alla manifestazione.

Si tratta di capire, ora, se il decreto annunciato da Martina sia destinato a un percorso parlamentare autonomo oppure finisca in uno dei tanti provvedimenti omnibus attesi alle Camere. Che l’aria stia cambiando lo testimonia anche l’annuncio fatto davanti alla platea della Coldiretti da Paolo Barilla, vicepresidente dell’omonimo gruppo, che ha presentato una nuova linea di pasta a marchio Voiello, realizzata con un grano duro proveniente esclusivamente dal sud Italia, l’Aureo, che dà anche il nome ai nuovi spaghetti. Prima il colosso di Parma lo acquistava in Arizona ora lo prende dai produttori italiani che grazie a un accordo di filiera ne producono 30mila tonnellate l’anno. Prezzo pattuito in anticipo con possibili premi se la qualità supera i livelli minimi.
Che le filiere tutte italiane paghino lo dimostrano anche i numeri delle botteghe e dei mercati di Campagna Amica promossi sempre dalla Coldiretti che nel 20 13 hanno fatto segnare ricavi per 1,5 miliardi e prodotto negli ultimi 5 anni 20mila nuovi posti di lavoro. Forse è anche per questo se l’agricoltura è stato l’unico comparto capace di crescere anche nei mesi più bui della crisi.

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