Arriva dall’Est il pane congelato (e senza carta d’identità) che ha invaso l’Italia

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Anche il pane è senza carta d’identità. Sul notiziario online Fornaio Amico la Federazione italiana panificatori ha pubblicato una lettera aperta inviata al sottosegretario allo Sviluppo economico Stefano Saglia. Nella missiva Luca Vecchiato, il presidente dell’organismo che raggruppa i nostri 24mila produttori di pane, chiede al vice di Romani come mai, a cinque mesi da quando Saglia ha risposto in Parlamento a un’interrogazione scritta che chiedeva un regolamento sull’etichettatura del pane, non sia ancora accaduto nulla. «Ogni giorno nel nostro Paese», scrive Vecchiato, «viene commercializzata una grande varietà di prodotti della panificazione senza che i consumatori italiani abbiano la possibilità di conoscere la tipologia esatta di ciò che acquistano, le materie prime con cui è stato realizzato e soprattutto, nel caso esso sia congelato e surgelato, quale sia il reale Paese di provenienza. Da oltre quattro anni», prosegue il presidente dei panificatori, «le aziende di panificazione artigiana presenti in Italia attendono invano l’emanazione di un regolamento che valorizzi la professionalità e promuova la qualità del pane fresco prodotto quotidianamente nei nostri panifici».
In effetti da anni il pane congelato d’importazione ha invaso i nostri mercati. Proviene da diversi Paesi dell’Europa orientale e ha una caratteristica che lo fa preferire a quello fresco Made in Italy: costa una miseria. Il quotidiano Il Mattino di Napoli ha pubblicato pochi giorni fa la ricostruzione di uno scandalo scoppiato nel 2008 nella Repubblica di San Marino: nelle mense scolastiche i bambini si rifiutavano di mangiare il pane. Passi per la verdura cotta, ma il pane… Così le autorità del Titano hanno aperto un’indagine, scoprendo che in effetti il pane distribuito negli asili sammarinesi nel migliore dei casi non sapeva di niente e spesso aveva un cattivo gusto. Facile risalire al fornitore: un’azienda di Afragola (Napoli), in odore di camorra, che importava prodotti congelati a basso costo dalla Romania, li riscaldava e li distribuiva non solo a San Marino ma pure nel Riminese. Contratto disdetto (anche per chiudere le polemiche che rischiavano di far scoppiare uno scandalo all’ombra del Titano) e forniture trasparenti. Ora il pane distribuito in tutte le mense della piccola Repubblica riporta il marchio “Terra di San Marino”.
Le importazioni di pane congelato arrivano in Italia soprattutto dalla Romania e oltre a rappresentare un’incognita dal punto di vista della salubrità (chi controlla la lavorazione o le materie prime?) rischiano di mettere in ginocchio i nostri produttori artigianali. Ha ragione da vendere il loro presidente Luca Vecchiato a pretendere che il governo si muova. E l’etichetta trasparente, oltre a garantire un futuro ai 24mila fornai italiani, sarebbe utilissima a tutti i consumatori per capire cosa stanno mettendo in tavola.
Saglia ha fatto sapere che «non è lontana la formalizzazione di un testo concordato e definitivo che porti a breve a un regolamento interministeriale». Ora però mi chiedo: concordato con chi, visto che la Federazione panificatori dice di non aver saputo nulla fino al 14 aprile di questo testo? Fossi in Vecchiato glielo chiederei.

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