Battaglia al Parlamento europeo per fermare l’invasione di ortofrutta dal Marocco

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© Claus Mikosch – Fotolia.com

La liberalizzazione degli scambi con il Marocco a cui sta lavorando la Commissione europea rischia di essere ben più pericolosa di quanto potessi immaginare. Sia per gli agricoltori sia per i consumatori italiani. A lanciare l’allarme è Lorenzo Fontana, coordinatore della Lega Nord alla Commissione agricoltura del Parlamento europeo. Il testo dell’accordo prodotto da Bruxelles prevede la liberalizzazione immediata degli scambi di prodotti agricoli. Ma è fortemente squilibrato a vantaggio di Rabat perché prevede, spiega Fontana, «di liberalizzare immediatamente il 45% delle esportazioni provenienti dalla Ue, mentre da parte comunitaria le importazioni dal Marocco sarebbero liberalizzate del 55%». La nuova area di libero scambio, seppur parziale, «rappresenterebbe un beneficio per alcuni stati europei», aggiunge Fontana, «mentre per gli altri metterebbe a repentaglio l’economia di intere aree. E non possiamo fingere di non vedere gli elevati differenziali in termini salariali, di costi di produzione e fitosanitari che esistono tra le due entità».
Il costo del lavoro che insiste sulle coltivazioni agricole in Marocco non arriva al 25% del nostro e le norme di sicurezza per l’uso di fitofarmaci, antiparassitari, diserbanti e pesticidi sono assai meno rigide delle nostre. Non parliamo poi dei controlli: già flebili in situazione normale rischiano di essere del tutto inesistenti nel frangente attuale di forti tensioni sociali che interessano tutti i Paesi del Nord Africa.
Altro elemento fortemente negativo per gli agricoltori italiani è la scelta della Commissione Ue di rinviare a una fase successiva del negoziato la tutela delle indicazioni geografiche. Frutta, verdura e cereali, ma anche olio e olive marocchini diventerebbero automaticamente europei nel momento in cui fossero importati da un Paese della Ue, la Spagna per esempio, e poi riesportati verso un altro paese dell’Unione. Come l’Italia.
Tutti i prodotti in arrivo da Rabat verrebbero venduti poi in regime di dumping rispetto ai nostri. Il loro prezzo sarebbe inferiore addirittura ai costi di produzione degli analoghi prodotti italiani. Con una profonda alterazione della concorrenza. In assenza di una rigorosa normativa sulla tracciabilità e sull’etichettatura d’origine che Bruxelles si rifiuta di adottare, gli stessi prodotti made in Italy sarebbero messi automaticamente fuori mercato. 
Fontana ha formulato un parere contrario che andrà in votazione presto alla Commissione agricoltura del Parlamento di Strasburgo. L’obiettivo dell’iniziativa è quello di obbligare Commissione e Consiglio della Ue a riformulare il testo dell’accordo «per tutelare gli interessi dei nostri produttori agroalimentari».

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