Brasile invaso dal falso Prosecco italiano firmato Garibaldi

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Dopo l’allarme Pecorino tarocco, fatto in Romania con i soldi di una finanziaria pubblica, scoppia un altro caso: si tratta del falso Prosecco italiano che ha invaso enoteche e supermercati in Brasile. Il fenomeno del vino italiano falsificato non è certo nuovo: da decenni in California, Argentina e Cile si produce un po’ di tutto. Di inedito ci sarebbe, a sentire chi ha lanciato l’allarme,  la dimensione della truffa. Le bottiglie di simil-Prosecco commercializzate nel più grande dei Paesi sudamericani sono milioni ogni anno. Una vera e propria industria che sta sfruttando in maniera fraudolenta l’ondata di successo per l’etichetta di punta del Made in Italy con le bollicine. A informarmi è stata la cantina Battistella di Conegliano che lo scorso anno aveva lanciato un primo allarme sul Brasile per il prosecco «Garibaldi». Ora alla prima etichetta pirata se ne sono aggiunte altre, documentate in una foto arrivata da Rio de Janeiro, quella che compare in questo post. Oltre alla bottiglia battezzata scomodando l’eroe dei due Mondi, sono riconoscibili altre tre con etichette di fantasia. Un improbabile «Prosecco Salton» che evoca origini venete ma è prodotto nel Rio Grande do Sul, il più meridionale degli stati brasiliani. Una della cantina «Casa Perini», nulla a che vedere con la San Giovanni Perini di Conegliano e una terza ancor più inverosimile delle altre, il «Prosecco Georges Aubert».
Battistella rivolge un appello al ministro dell’Agricoltura Mario Catania, chiedendo un intervento per fermare il commercio di «milioni di bottiglie, con tanto di fascetta di garanzia rilasciata dal Ministero dell’Agricoltura  brasiliano». All’appello si sono associati Fausto Arrighi, direttore della Guida Michelin e Karen Casagrande, sommelier dell’anno 2010. Vista la difficoltà per proteggere dai falsi i nostri prodotti addirittura in Europa, sarà molto arduo ottenere il blocco in Brasile del Prosecco taroccato.

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1 COMMENT

  1. e nessuno dice – fa niente??? che provassero a ‘copy paste’ il cava… o bordeax. tutela servem solo quella! trademark del nome da parte del consorzio… sì, ma lo doveva fare 50 anni fa!!!!!!!!!!Qui facciam sempre la figura dei ricottari… per fortuna i consorzi di tutela esistono da oltre 50 anni, ma che han fatto fino ad oggi??? e se questa battistella non diceva nulla, nessuno trattava la questione???! mah.
    keine anung direbbero in germania

    Lorenzo Aminati – Firenze

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