Ci siamo mangiati metà casa

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Ci siamo mangiati la metà della casa. Anzi, in verità ce l’hanno mangiata. Ma non ha importanza stabilire chi lo abbia fatto, né come. La ricerca dei responsabili  mi porterebbe a ricostruire la miscela esplosiva di speculazione internazionale e politiche dissennate che sta alla base della recessione. Non mi interessa. Quel che mi propongo di fare invece, è ricostruire la perdita di valore degli immobili che possediamo, dal 2008 a oggi. In quell’anno, si concentrarono i maggiori fallimenti di tutta la crisi. Prima Bear Stearns poi Lehman Brothers: dalla tarda primavera all’autunno di sei anni fa la finanza speculativa che si era gonfiata di profitti costruiti  letteralmente sulla carta è venuta giù di colpo. La storia è nota e non voglio ricostruirla qui. Resta il fatto che da allora le nostre case hanno perso ininterrottamente di valore. Ben più del 4% all’anno riferito da molte fonti accreditate. La stima più realistica sull’erosione di valore che ha subito il patrimonio immobiliare degli italiani è quella che si può ricostruire sui datvalore_casai della Fiaip, la Federazione degli agenti immobiliari. Ecco l’andamento delle quotazioni raccolte nell’osservatorio pubblicato annualmente: nel 2009 il mattone ha perso il 7%, l’anno dopo il 4,5%, nel 2011 il 6,98. Gli ultimi due anni sono stati a dir poco disastrosi, con un calo dell’11,98% registrato nel 2012 e addirittura del 12,49% l’anno scorso. Il primo semestre 2014 (la stima è mia su fonti varie), dovrebbe chiudersi a -5%.  Sommando i dati annuali esce una percentuale impressionante: -47,95%. In pratica, rispetto al 2008, le nostre case hanno perso la metà del valore. La realtà è questa.

E questi dati, che contraddicono le analisi dei vari osservatori, da Nomisma in giù, riflettono la realtà delle trattative nelle compravendite immobiliari. Fatto 100 il valore al 2008, oggi  per vendere si parte da 60.000 euro. A scendere. E non è detto che l’acquirente si faccia avanti.

Prevengo l’obiezione dei soliti liberisti col portafoglio degli altri. Se è vero che le perdite non si realizzano fin quando non si vende un bene, mobile o immobile che sia, la perdita di valore, a oggi è questa. Un monolocale valutato 6 anni or sono 100.000 euro, oggi nel vale poco più di 60.000, e forse nemmeno se lo devo vendere in fretta. Un trilocale che valeva 300.000 euro, invece, oggi ne quota 180.000. La ripresa delle compravendite, annunciata più o meno da tutti gli operatori, per ora sembra in grado al massimo di fermare la caduta dei prezzi, con il 2014 che comunque si chiuderà con un segno meno davanti.

Incidentalmente, se nel 2008 il patrimonio immobiliare degli italiani valeva 5mila miliardi di lire come certifica l’Agenzia del territorio, oggi ne vale poco più di 2.500. L’impoverimento del nostro Paese sta tutto in queste cifre. Peccato che proprio di recente il Fondo monetario internazionale abbia lanciato l’allarme su una nuova bolla immobiliare. In alcuni Paesi le quotazioni sarebbero salite ben oltre il 133% del valore reale di mercato. È il caso di Gran Bretagna, Belgio, Svezia, Norvegia, Australia e Canada. Oltre a diversi stati degli Usa. E se dovesse scoppiare una nuova bolla mentre da noi le quotazioni sono ai minimi?

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