Il colpo di spugna del governo per i taroccatori dell’olio arriva davvero

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Il Decreto legislativo presentato il 20 novembre dal ministro Maria Elena Boschi in Senato introduce nuove sanzioni amministrative per le frodi sull’oro verde. Che bloccano però l’azione penale dei tribunali

Pronto il colpo di spugna per i taroccatori dell’olio extravergine. Il governo Renzi ha presentato in Senato uno schema di decreto legislativo destinato a introdurre una serie di sanzioni amministrative per chi tarocca l’olio extravergine d’oliva. Il provvedimento si configura in parole semplici come un decreto attuativo delle ultime decisioni assunte dalla Commissione europea sull’etichettatura dell’oro verde. Ometto i dettagli tecnici che rimandano a testi redatti nel peggior euroburocratese mai prodotto. Quel che conta sono gli effetti del provvedimento inoltrato dal ministro per le Riforme Maria Elena Boschi al presidente del Senato Pietro Grasso il 20 novembre scorso. Lo potete consultare e scaricare cliccando sull’immagine che compare in questo post. Il provvedimento introduce in effetti sanzioni pecuniarie di un certo rilievo, fino a 18.000 euro, per chi dovesse barare sull’origine e sulla qualità dell’olio extravergine d’oliva (leggete attentamente l’articolo 4), ma secondo la giurisprudenza europea la multa di fatto estingue il reato penale. In pratica, una volta che l’Ispettorato repressione frodi del Ministero (ecco il link per saperne di più) ha comminato l’ammenda prevista dal decreto Boschi, i tribunali non possono più perseguire i reati penali legati alla frode in commercio.Atto 248

Comandano le sentenze della Corte Ue

Secondo l’orientamento della Corte di giustizia europea la sanzione pecuniaria preclude la possibilità di perseguire il medesimo reato anche in sede penale. Quindi l’introduzione del nuovo pacchetto di sanzioni previste dallo schema di decreto  avviato alla discussione parlamentare in Senato equivale davvero a un colpo di spugna. La sentenza che fa diritto in tutta l’Unione europea è quella pronunciata dalla Corte di Strasburgo il 4 marzo 2014 (eccola nella versione originale) a favore di Franzo Grande Stevens, Gianluigi Gabetti e Virgilio Marrone, ai quali la Consob aveva comminato una sanzione amministrativa elevata per un’operazione che aveva impedito alle banche erogartici di un prestito convertendo sottoscritto dalla Fiat nel 2002, di entrare in possesso delle quote azionarie a garanzia. La vicenda era molto complessa. Basti sapere che secondo i giudici europei la sanzione della Consob aveva precluso ulteriori azioni penali a carico degli stessi soggetti e per i medesimi fatti all’origine dell’ammenda. Respinte tutte le riserve e le obiezioni presentate dalla nostra avvocatura dello Stato.

Con 9.500 euro si sana una truffa da 30 milioni

Così, ad esempio, gli oleifici pugliesi coinvolti nell’indagine (ecco il post dove ne parlo) che ha portato al sequestro di 7.000 tonnellate di falso extravergine italiano, proveniente in realtà da Siria, Turchia, Marocco e Tunisia, se la caverebbero con una multa di 9.500 euro. Quella prevista, sempre dall’articolo 4 del Decreto Boschi, per chi bara sulla designazione dell’origine. E chi non sacrificherebbe 9.500 euro con la prospettiva di poter immettere sul nostro mercato 7 milioni di litri di falso extravergine made in Italy con ricavi fra i 25 e i 30 milioni di euro? 

C’è ancora tempo per cambiare, ma…

Sulla vicenda ho sentito un paio di giuristi: non tutto è perduto. Ci sarebbe ancora il tempo per intervenire, distinguendo fra i reati «bagatellari» che comportino ad esempio la contraffazione di poche migliaia di litri di olio e quelli più gravi. Soprattutto quando si possa configurare l’associazione per delinquere, come nel caso della maxi frode pugliese. Ma per evitare il colpo di spugna il governo dovrebbe modificare a fondo il decreto. E non è detto che Renzi & C abbiano voglia di farlo. Giorni fa ho chiesto chiarimenti sull’intera vicenda all’ufficio stampa del Ministro delle Politiche agricole Maurizio Martina. Risposte: nessuna.

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