Comincia la mietitura del grano e i prezzi crollano. Forse i cinesi non mangiano più

0
822

Inizia la raccolta del grano e le quotazioni precipitano. Lo segnala la Coldiretti. Oggi al Chicago board of trade, il maggiore mercato mondiale delle commodity, il frumento con consegna a luglio vale 6,50 dollari al bushel. Inutile impazzire, velo dico subito: il bushel è un’unità di misura largamente utilizzata negli Usa e su buona parte delle borse merci mondiali che in realtà indica un volume. Alla grossa corrisponde a circa 27 chilogrammi. Dodici mesi or sono il medesimo bushel di grano si pagava 13 dollari.
Proviamo a immaginarci che i nostri coltivatori possano negoziare direttamente la loro produzione cerealicola sul listino di Chicago (non è così ma supponiamo per un attimo che lo sia). Ebbene, dopo aver varcato il portone girevole del palazzone al 141 di Jackson Boulevard, a due passi dal lago Michigan, farebbero un’amara scoperta. Per un quintale del grano che stanno mietendo in questi giorni incasserebbero 24 dollari, centesimo più centesimo meno. Vale a dire 16,70 euro, sempre arrotondando la cifra. Se si fossero recati nel tempio mondiale delle commodity agricole esattamente un anno fa, per il medesimo quintale di grano avrebbero preso 48 dollari. E se li avessero cambiati subito nella valuta della vecchia Europa avrebbero messo in tasca 39 euro e 30 cent. Più del doppio dunque.
Ma non è detto che qualcuno questa cifra non riesca a incassarla comunque. Basta avere un po’ di pazienza e non mi sento di escludere che per esempio da qui alla fine dell’anno le quotazioni del frumento siano risalite verso quel livello. Non servono miracoli: è l’effetto della speculazione. Accade infatti che la medesima partita di grano (lo stesso contratto), passi di mano anche trenta volte nel giro di una stagione. Quindi ci sono decine di occasioni per manovrare sui prezzi di mercato.
Per ora ci tocca contabilizzare però il crollo del 50% nelle quotazioni nel giro di dodici mesi. Vien da chiedersi però come facciano cinesi e indiani a sopravvivere. Già, perché i soloni delle commodity agricole ci ammanniscono da tempo le loro analisi: è la domanda di cibo dei Paesi emergenti a far lievitare i prezzi. I casi però sono due: o gli abitanti di queste lande hanno una fame intermittente (per un po’ mangiano poi smettono del tutto), oppure qualcuno sta raccontando un sacco di fesserie. Peccato che tutto ciò avvenga sulla testa degli agricoltori. Come sempre.

Print Friendly, PDF & Email

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here