Dalla Commissione Ue il «nein» definitivo alla trasparenza per le merci importate

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Karel De Gucht

Alla fine il «no» dell’Europa al regolamento per il Made in… obbligatorio sulle merci importate da Paesi terzi è diventato definitivo. Il portavoce della Commissione Karel De Gucht ha risposto all’interrogazione presentata da Mara Bizzotto, europarlamentare della Lega Nord. 

Ecco il link al documento dove ho raccolto interrogazione e risposta. Nonostyante la larghissima maggioranza che al Parlamento di Strasburgo aveva approvato una risoluzione per chiedere la tracciabilità obbligatoria per quanto arriva da fuori Bruxelles se n’è infischiata dell’unico organismo della Ue che abbia una legittimità popolare. Essendo stato eletto dai popoli dei Ventisette. Pretestuose – come al solito – le argomentazioni utilizzate dall’eurogoverno per decidere il ritiro definitivo del regolamento. «Al momento di adottare il suo programma di lavoro per il 2013», scrive De Gucht, «la Commissione ha incluso la proposta di regolamento sull’indicazione del paese d’origine per alcuni prodotti importati da paesi terzi (la cosiddetta proposta “made in”) nell’elenco delle proposte che intende ritirare. Così facendo, la Commissione prendeva atto di un contesto generale contrassegnato da evoluzioni esterne e dall’assenza di un compromesso politico nonostante l’ampio sostegno espresso dal Parlamento».
In realtà, come sempre quando c’è di mezzo Bruxelles, l’Eurogoverno ha ceduto alle pressioni della solita pattuglia di Paesi contrari alla trasparenza e alla tracciabilità. Come ha spiegato chiaramente l’on. Bizzotto: «La verità è che, purtroppo, la proposta di regolamento sul Made in… fa paura soprattutto a Germania, Svezia e Olanda che insieme ad altri Paesi nordici hanno organizzato una minoranza di blocco per fermare l’iter legislativo della direttiva – racconta la parlamentare leghista – il tutto con il complice silenzio e l’inerzia del governo Monti, che si è rivelato incapace di difendere in sede europea gli interessi del nostro Paese e delle nostre imprese».
In realtà c’è un dettaglio che alimenta ulteriormente i dubbi sull’imparzialità di Bruxelles rispetto alle lobby industriali nordeuropee. La risposta di De Gucht (datata 18 gennaio 2013) è arrivata giovedì 17 gennaio, esattamente un giorno dopo la risoluzione con cui l’Europarlamento invitava la Commissione Ue a rivedere la decisione di ritirare la direttiva sull’etichettatura delle merci provenienti da Paesi terzi o, in alternativa, a presentarne una nuova. 
A questo punto vale la pena di chiedersi che senso abbia l’assise di Strasburgo se poi le risoluzioni assunte a maggioranza (larghissima fra l’altro) vengono cancellate con un frego di penna dalla Commissione Ue. Pronta ad assecondare tutti i «nein»  opposti dalla Germania e dai suoi sodali sul percorso che ci porterebbe a un mercato meno opaco. 

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