Dopo le case l’auto: nuova bolla in Usa

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Auto usate, negli Stati Uniti sta scoppiando una nuova bolla speculativa. Ben 130 miliardi di prestiti concessi a disoccupati e persone che vivono a carico della Social Security

Noi non siamo ancora usciti dalla recessione e negli Usa è pronta a scoppiare una nuova bolla. Quella delle auto di seconda mano vendute con disinvoltura dai concessionari a clienti che non pagheranno mai. Anche perché i finanziamenti accordati hanno tassi che arrivano al 24% annuo. A raccontare la «bubble cars» è l’edizione online del quotidiano The New York Times che ha ricostruito numerosi casi di americani squattrinati se non addirittura già falliti a cui società finanziarie di primo piano hanno messo a disposizione decine di migliaia di dollari per comperare macchine di lusso. Negli States non è poi così difficile avere credito. Tranne nel biennio nero della crisi, dopo lo scoppio della bolla provocata dai mutui subprime, dalla fine del 2008 al 2010, le banche erogano con facilità prestiti, mutui e finanziamenti. Anche in virtù della enorme massa di contante pompata sul mercato dalla Federal Reserve, la banca centrale, al ritmo di 85  miliardi di dollari al mese. Ora le iniezioni di liquidità sono praticamente finite(l’ultima sarà a settembre o ottobre) ma gli intermediari finanziari hanno tuttora enormi disponibilità di contante.

Rodney Durham, 60 anni, di Binghamton, (stato di New York), ha alle spalle una vita travagliata. Ha smesso di lavorare nel 1991 e da allora tira avanti a fatica, con i sussidi della Social Security. Eppure la Wells Fargo gli ha prestato 15.197 dollari per comperare una Mitsubishi berlina usata. «Non so dire con precisione come sono riuscito a ottenere il finanziamento», confessa al New York Times. Sulla pratica di richiesta del finanziamento figurava che era dipendente del Lourdes Hospital di Binghamton, con uno stipendio di 35mila dollari l’anno. «Ma io ho spiegato al concessionario che non lavoravo più lì da trent’anni». Dopo mesi di solleciti la banca ha recuperato la sua Mitsubishi.

Altro racconto. Dolores Blaylock, 51 anni, paramedica di Austin nel Texas, ha acquistato un furgone Mazda del 2004, accendendo un finanziamento di 13.778 dollari. Tre volte il valore del bene che stava comperando. Salvo scoprire che nel pacchetto era compresa una polizza sulla vita che sta pagando tuttora.

Mary Bridges, 74 anni, vedova ed ex commessa di un negozio di alimentari a Syracuse, sempre nello stato di New York, campa da tempo con il sussidio pubblico di 1.200 dollari al mese. Eppure sulla pratica di finanziamento della Buick Lesabre del 2004 il concessionario scrive che ha uno stipendio di 2.500 dollari mensili, così riesce a farle ottenere un prestito di 12.473 dollari, anche se la Buick vale esattamente la metà.  Dopo due anni di rate saldate solo in parte la banca se l’è ripresa, rivendendola per 4.500 dollari. La signora Bridges sta ancora pagando i 2.900 dollari di finanziamento residuo.

È andata meglio (si fa per dire) a Marcelina Mojica, 28 anni, che col marito Jonathan vive in un rifugio per senza tetto nel Bronx. Ha avuto un prestito auto di 19.313 dollari che riesce a pagare, per ora, facendo i salti mortali. «La macchina ci costa di più di quello che spendiamo per mangiare», confessa Marcelina agli intervistatori.

Non si tratta di casi limite. Secondo uno studio della Equifax, società specializzata nell’analisi sulla solvibilità dei creditori, gli americani che hanno acceso un prestito subprime, vale a dire ad alto rischio di non rimborsabilità, sono cresciuti del 130%. Circa un nuovo finanziamento su quattro facilmente non verrà rimborsato. Da qui nasce la nuova bolla delle auto usate. Valore: 135 miliardi di dollari. Non tantissimo per un Paese in cui il mercato è stato drogato con acquisti di bond e titoli strutturati al ritmo di 85 miliardi di verdoni al mese. Ma a sufficienza per indurre la banchiera centrale Janet Yellen ad alzare i tassi presto. Se la Banca centrale europea – sotto la pressione dei soliti tedeschi – dovesse decidere di accodarsi, per noi sarebbe la fine.

 

 

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