Dopo le lasagne di cavallo la torta ai colibatteri: ora è la Cina a fermare il «made in Eu»

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 Non si è ancora posato il polverone dello scandalo provocato dalle lasagne Findus alla cane di cavallo e ne esplode uno nuovo. Sotto la lente sono finite questa volta le torte al cioccolato distribuite dall’Ikea, il colosso dei mobili low cost fondato da Ingvar Feodor Kamprad, uno dei quindici uomini più ricchi del mondo. Come la multinazionale dei surgelati pure l’Ikea è svedese e questo potrebbe far sorgere il sospetto che non sia un caso: la civiltà dei Paesi scandinavi, tanto invidiata dal resto del mondo, forse si ferma sulla soglia della sala da pranzo.
In realtà questo nuovo scandalo rischia di essere ben più vasto dei precedenti. Ikea ha bloccato la vendita delle torte al cioccolato Chokladkrokant, come era avvenuti nemmeno due settimane or sono con le polpette di manzo che in realtà contenevano carne equina. Sia pure in percentuale molto bassa. Ora sembra che i dolci distribuiti nei punti vendita del gruppo in 23 Paesi contengano batteri fecali. Sarebbero stati contaminati nientemeno che con lo sterco. Ma la decisione degli svedesi di ritirarli dagli scaffali arriva soltanto dopo un annuncio sconvolgente fatto dalle dogane cinesi che hanno bloccato alla frontiera ben 247 prodotti europei perché «non rispondenti agli standard qualitativi minimi». Oltre alle torte Ikea, nella lista nera di Pechino ci sono (lo riferisce il quotidiano online Shanghaidaily.com) altri 246 brand divisi fra bevande, cioccolata, biscotti, alimenti per bambini, dolci, snack, passata di pomodoro, olio d’oliva e brandy. Coinvolti colossi come Kraft e Nestlé.

In attesa di capire come andranno a finire i maxisequestri ordinati dalle dogane cinesi, c’è da chiedersi se l’industria alimentare europea è cosciente del rischio a cui si è esposta. Certo,  i cinesi sono in genere attendibili come un daltonico improvvisatosi critico d’arte. E non è detto che dietro questa stretta ci sia una specie di avvertimento all’Europa. Per dissuadere ad esempio Bruxelles dall’introdurre i dazi antidumping sui materiali per l’industria fotovoltaica. Resta il fatto che con tutta probabilità Pechino ha ragione. Il mercato alimentare europeo è invaso da prodotti di qualità scadente, con l’origine dubbia – talvolta addirittura celata dietro abili giri di parole – e filiere lunghe migliaia di chilometri.
Per il finto olio italiano non è una novità: lo scorso anno una partita molto grande di extravergine con il «passaporto» falsificato è stata intercettata proprio alla dogana di Shanghai.
Chissà cosa potrà accadere quando gli stranieri scopriranno che spesso rifiliamo loro delle vere schifezze camuffate da Made in Italy. Nel frattempo occhio alle torte al cioccolato fatte col fondoschiena (i colibatteri vengono da lì), anche se l’Ikea ha segnalato ai Nas dei Carabinieri che i dolci ritirati dai magazzini italiani non appartenevano al lotto incriminato.
Ironia del destino, le autorità cinesi hanno contestato pure un buon numero di etichette «non veritiere».

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