Etichetta obbligatoria, tocca a formaggi e prosciutti

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Si mette in moto la macchina del’etichetta obbligatoria prevista dalla legge appena approvata. Martedì 1° febbraio si apre al Ministero delle Politiche Agricole il tavolo per la filiera lattiero-casearia, mercoledì 2 quello per la filiera suinicola. L’obiettivo del primo tavolo è introdurre l’indicazione di origine della materia prima, il latte, sui formaggi in vendita nel nostro Paese. Dal secondo dovrebbe uscire un’indicazione sulle etichette dei prosciutti. Partite difficilissime. Nel primo caso le multinazionali del cheese si opporranno strenuamente perché vogliono continuare a confezionare i loro prodotti con polvere di latte e cagliate congelate importate da mezzo mondo. Nel secondo caso sono in gioco 19 milioni di cosce di maiale che mangiamo sotto forma di prosciutti spacciati per italiani.
Ai tavoli, secondo la legge 2260, siederanno i rappresentanti del Ministero, quelli dei produttori e quelli dell’industria di trasformazione. L’obiettivo è di scrivere una sorta di “avviso comune” sulle etichette d’origine. Inutile dire che gli interessi sono divergenti. Immaginate di leggere sulla confezione di un formaggio:  prodotto con cagliata di latte proveniente dalla Polonia… Chi lo comprerebbe più?
Ai due tavoli, poi, c’è un grande assente: qualcuno che rappresenti gli interessi dei consumatori.
Proverò a documentare la composizione delle delegazioni chiamate agli incontri di martedì e mercoledì. Oltre alla solita curiosità di giornalista credo proprio che tutti noi che mettiamo in tavola ogni giorno latte, formaggi e salumi, si abbia il diritto di sapere chi si siede ai tavoli, in rappresentanza di quali interessi e di cosa si parlerà nel dettaglio. Lo chiederò al ministero guidato da Giancarlo Galan. E vi racconterò la risposta.

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