Etichettatura, ecco il testo del Consiglio Ue che condanna il made in Italy

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All’Europa non basta aver escluso dalla nuova norma sull’etichettatura il 90 per cento dei prodotti che finiscono sulle nostre tavole. Dopo aver stabilito che l’indicazione d’origine sarà obbligatoria solo per le carni (in Italia era già così per quelle bovine e di pollo) il Consiglio della Ue ha introdotto un nuovo criterio in base al quale giudicare se estendere o meno fra tre anni, quindi nel 2014, la tracciabilità agli altri alimenti. «La Commissione deve presentare entro tre anni dall’entrata in vigore del regolamento», si legge nella risoluzione varata lunedì scorso dai Ministri agricoli della Ue,  «una relazione che valuti la fattibilità e faccia un’analisi costi-benefici considerando anche gli aspetti giuridici relativi al mercato interno e le conseguenze per gli scambi internazionali dell’indicazione del paese d’origine o del luogo di provenienza di tali prodotti». Insomma, se l’etichetta parlante dovesse non soddisfare alcuni dei Paesi dell’Unione o incidere in qualche modo sugli scambi con Paesi terzi (per esempio la Cina che ci invade di porcherie alimentari ben camuffate) non se ne farà nulla. 
Chi avesse dei dubbi può leggersi la versione integrale della risoluzione approvata dal Consiglio e che ora torna al Parlamento europeo, identificata nel burocratese europeo come Fornitura di informazioni sui prodotti alimentari ai consumatori. La parte che spinge su un binario morto la legge italiana compare alla pagina 4 del file Pdf.
Se nel frattempo gli euroburocrati dovessero spostare il documento dal sito del Consiglio (è già successo)  i lettori di Etichettopoli me lo possono richiedere per email. Sarò lieto di inviarlo a chiunque lo desideri.

Ora mi faccio una domanda. Se il testo è questo che senso ha la dichiarazione con cui il nostro ministro della Salute Ferruccio Fazio e il presidente della commissione Agricoltura al Parlamento europeo Paolo De Castro, si sono impegnati ad «accelerare un percorso condiviso (con l’Europa, ndr) teso alla valorizzazione delle produzioni agroalimentari e delle specificità italiane»? Chissà. Proverò a chiederlo ai diretti interessati e vi riferirò la risposta.

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