Fazio rassicura: da noi niente mucche Ogm. Ma gli inglesi…

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Il ministro della salute Ferruccio Fazio esclude che le bistecche clonate possano arrivare sulle tavole  delle famiglie italiane a nostra insaputa, ma dovrà fare i conti con la liberalizzazione già decisa dalla Gran Bretagna. La ministra dell’Ambiente del governo Cameron, Caroline Spelman, da tempo manovra per ottenere un via libera (implicito o esplicito) dall’Europa per la commercializzazione di carne, latte e formaggi ottenuti da bestie clonate. Tutto questo “ben di Dio” potrebbe arrivare sui banconi dei supermercati inglesi già a partire dal mese di settembre. Per convincere i Ventisette della Ue a liberalizzare il commercio di cane e latticini Ogm la Spelman agita lo spettro di una nuova guerra commerciale. Di fronte a un no dell’Europa, afferma, Stati Uniti, Argentina e Brasile, grandi esportatori, di bistecche geneticamente modificate non starebbero con le mani in mano.
Fazio però dice di stare tranquilli: «In relazione alle notizie diffuse dagli organi di stampa sugli alimenti derivati da animali clonati», si legge in una nota diffusa dal Ministero della Salute, «tengo a precisare che il mancato accordo a livello comunitario sul nuovo regolamento novel food non va inteso affatto come una liberalizzazione dell’uso di tali alimenti, che dunque non possono essere commercializzati nel nostro Paese».
«Quelli derivati da animali clonati – precisa Fazio – sono nuovi alimenti secondo la normativa vigente e in quanto tali non potrebbero essere immessi in commercio nell’Unione europea senza una preventiva autorizzazione comunitaria, che richiederebbe una complessa procedura volta ad accertarne la sicurezza e che coinvolgerebbe tutti gli Stati membri, la Commissione europea e l’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa). A tutt’oggi, procedure di autorizzazione per alimenti del genere non sono state mai attivate e, in ogni caso, non si vede come potrebbero avere un esito favorevole, considerando le posizioni che si sono delineate sulla clonazione per finalità alimentari, nel corso dei lavori comunitari per l’approvazione del nuovo regolamento».
Di diverso avviso, oltre agli inglesi, è anche il commissario europeo alla Salute, John Dalli: «Io mangerei senza problemi la carne di bovini clonati», ha affermato la scorsa settimana, «perché c’è un parere scientifico dell’Efsa, l’Autorità di sicurezza alimentare europea, secondo cui che non c’è assolutamente alcun rischio per la salute, perché non c’è differenza rispetto alla carne bovina convenzionale». In realtà l’Efsa non si è mai pronunciata in modo univoco a favore della pecora Dolly. Ha detto che per ora non vi sono evidenze da cui ritenere che la carne Ogm sia pericolosa. Ma ha anche raccomandato le autorità a tenere sotto controllo gli effetti di possibili «mutazioni genetiche» nei discendenti degli animali clonati. Che però rischiano di finire nel frattempo sulle mostre tavole.  Così saremmo noi esseri umani le vere cavie di questo gigantesco esperimento alimentare, come ha spiegato Giorgio Calabrese su La Stampa.it.
Sul fatto che la bistecca transgenica dovrebbe finire nei piatti degli italiani a loro insaputa non c’è dubbio: lo scontro fra Parlamento europeo da una parte e Commissione e Consiglio Ue dall’altra partiva proprio dalla richiesta avanzata dall’Assemblea di Strasburgo di indicare chiaramente in etichetta l’origine Ogm di carne e latticini. Chi comprerebbe più una bistecca se sulla confezione ci fosse scritto: “Ottenuta da un bovino genticamente modificato”?
La guerra dell’etichetta continua. E si fa più dura che mai.

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