Finto mercato unico: la fregatura dei trasporti

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Il mercato unico europeo è una gigantesca asinata. Agevola gli stati più forti come la Germania, che oltretutto investe nei Paesi dell’Est, entrati per ultimi nel club: Slovenia, Ungheria, Bulgaria, Repubblica Ceca, Slovacchia. Manodopera a basso costo, tasse assai lievi, welfare leggero e le imprese italiane di interi comparti si sono ritrovate fuori mercato. È il caso dei trasporti. Per evitare che i camion italiani lavorassero in perdita, Roma ha introdotto le tariffe minime. La Carte di Giustizia europea le ha bocciate: «Sono un ostacolo alla libera circolazione delle merci» e «generano asimmetrie». Storia vecchia, usata anche per silurare il marchio 100% Italia.

La vera asimmetria è un’altra: la grande area di libero scambio governata dalla moneta unica, ma con sistemi fiscali e politiche sociali radicalmente diverse. L’asimmetria nei trasporti è quella spiegata dalla tabella che potete vedere in questo post. Muovere un camion da noi costa 1,54 euro al chilometro. In Romania 0,89.

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