Galan risponde a Bruxelles e De Castro spiega come ribaltare il no della Ue alle etichette

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 Il ministro delle Politiche Agricole Giancarlo Galan ha risposto per iscritto alla lettera con cui i due commissari europei Ciolos (Agricoltura) e Dalli (Salute) avevano definito «inopportuna» la legge italiana sull’etichettatura d’origine. Una norma approvata all’unanimità dal Parlamento, dice Galan nella missiva, che «costituisce un mandato preciso e vincolante per la posizione che il nostro governo dovrà assumere in sede comunitaria, in particolare già nella riunione del 14 febbraio per l’adozione della posizione comune del Consiglio» sulle  informazioni ai consumatori.
Già, il 14 febbraio rischia di essere una data cruciale per l’intera vicenda. In quella data il Consiglio europeo dei ministri della salute si riunirà per decidere se buttare a mare definitivamente la proposta di regolamento votata a larghissima maggioranza dal Parlamento europeo (559 sì, 54 no e 32 astensioni) che ricalcava da vicino quella varata a gennaio dall’Italia: origine delle materie prime indicata chiaramente sia per gli alimenti monoprodotto (la pasta per esempio) sia per gli altri. Nell’ultima riunione del 7 dicembre scorso il Consiglio europeo aveva di fatto bocciato il regolamento, e accettando solo una tracciabilità parziale per le carni suine e per quelle ovi-caprine.
Ma se anche i Ministri dei Ventisette dovessero confermare il niet alla proposta di regolamento (pare l’esito più scontato) il Parlamento europeo potrebbe rivotare il medesimo provvedimento. Se fosse raggiunta la maggioranza qualificata dei due terzi dell’assemblea, vale a dire 491 sì su 736 parlamentari, il Consiglio d’Europa sarebbe costretto a rivedere l’accordo politico raggiunto il 7 dicembre. Una strada, questa, indicata da Paolo De Castro, ex ministro nel governo Prodi e ora presidente della commissione Agricoltura proprio al Parlamento europeo.
Insomma, la via per opporsi all’altolà della Commissione esiste. Ma passa attraverso uno scontro istituzionale fra Bruxelles e Strasburgo. Si tratta di capire se gli eurodeputati avranno il coraggio di percorrerla.

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