Grosseto, falsi formaggi tedeschi venduti come italiani da una «multinazionale emiliana»

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Giorni di sequestri in grande stile per il finto made in Italy. La Guardia di Finanza di Ancona ha bloccato 31.320 oggetti che riportavano in maniera indebita i colori della bandiera italiana. Portachiavi, portafoto e salvadanai, con le diciture «Roma» e «Italia», erano in un container proveniente dalla Cina in sosta nel porto di Ancona e destinato ad un’azienda italiana in Campania. Segnalato alla magistratura l’importatore.
Altro scenario altro sequestro: il Corpo forestale dello Stato ha scoperto tra le province di Modena e Grosseto un commercio illegale di formaggi e affettati venduti come made in Italy, in realtà provenienti dalla Germania e dalla Repubblica Ceca. A seguito di un controllo effettuato in un supermercato di Grosseto appartenente ad una grande catena nazionale, ha individuato alcune vaschette preconfezionate di prodotti, nella fattispecie coppa stagionata ed emmental, venduti come specialità nazionali ma in realtà provenienti del Nord Europa. Dopo aver verificato che la società produttrice del formaggio fosse una nota multinazionale emiliana, il personale di Grosseto ha allertato il Corpo forestale di Modena che ha effettuato una serie di controlli all’interno della società. Dalle verifiche è emerso che la «nota multinazionale emiliana, che produce ed esporta prodotti tipici italiani in tutto il mondo», confezionava vaschette di affettati e formaggi e le rivendeva come «specialità italiane». Accanto a produzioni di qualità la ditta avrebbe immesso sul mercato anche prodotti più scadenti provenienti dall’estero, utilizzando però insegne italiane a corredo del proprio marchio aziendale. «Ai sensi della normativa vigente in materia», spiega in proposito la Forestale, «si può, infatti, affiancare un nome o un simbolo che richiama l’Italia solamente a quei prodotti effettivamente coltivati, allevati, lavorati e trasformati in Italia».
In tutto sono state sottoposte a sequestro amministrativo 350 confezioni in attesa di essere vendute, mentre alla ditta modenese è stata elevata una sanzione amministrativa pari a 20mila euro. Il fascicolo è stato trasmesso alla procura di Grosseto che ora potrebbe procedere penalmente.
Purtroppo, nonostante ci abbia provato in ogni modo, per ora non sono riuscito a risalire alla società di Modena implicata nella falsificazione. Conto di farcela a breve a individuarla e non mancherò di informare i lettori di Etichettopoli. Salvo poi chiedere conto ai falsificatori del loro operato. Penso proprio che i consumatori abbiano il diritto di conoscere per nome e cognome chi li imbroglia.

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