 |
| Francesco Saverio Romano |
La nomina di Francesco Saverio Romano, siciliano, ex Udc e ora Popolari per l’Italia Domani a ministro dell’Agricoltura era attesa. Ne avevo già accennato in un post del 22 febbraio. Tralascio la questione “morale”: sui dubbi espressi dal Quirinale a proposito dei procedimenti in corso in Sicilia a carico del neoministro non tocca al sottoscritto dire qualcosa. Ci mancherebbe.
Aggiungo però una considerazione sul settore di cui Romano dovrà occuparsi: il primario, l’agricoltura. Ebbene, in molti comparti produttivi, la zootecnia, il latte ma anche la cerealicoltura, i produttori sono in grande sofferenza. C’è soprattutto una “questione settentrionale”. Pensiamo agli allevatori che producono il latte: il 40% delle stalle è concentrato in Lombardia. E quando lo vendono incassano meno di ciò che hanno speso per dar da mangiare alle mucche e accudirle.
Non conosco personalmente Francesco Saverio Romano. So però cosa si aspettano dal ministro delle Politiche Agricole gli agricoltori del Nord: un aiuto concreto ma soprattutto tanto coraggio nell’andare contro corrente. Per esempio contro le potenti lobby dell’industria alimentare europea e italiana. Galan, l’ex ministro della terra che passa ai Beni Culturali non l’ha avuto questo coraggio. A differenza del suo predecessore, il battagliero Luca Zaia (ora governatore del Veneto) che non esitò a schierarsi al Brennero con gli agricoltori, quando il passo alpino fu bloccato per fermare l’import di latte in polvere dalla Germania.
Trovo difficile credere che Romano si identifichi con la “questione nordista”. Pronto a cambiare idea se il nuovo ministro dovesse dimostrare, coi fatti, di essere sensibile alle legittime richieste della “food valley” italiana. La valle del Po.
Per ora mi limito a registrare le parole di Gianfranco Miccichè, sottosegretario alla presidenza del Consiglio: «Finalmente da oggi il Sud può contare su un altro suo uomo al Consiglio dei ministri».
