Il «New York Times» ci sfotte: l’extravergine italiano è taroccato. E ha ragione, ma…

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«Extra virgin suicide: the adulteration of italian olive oil». Così titola il New York Times un fumetto che sfotte l’italia e i nostri produttori, accusandoci di taroccare il prodotto e di suicidare l’extravergine. La ricostruzione del giornale americano (ecco il link), fumettistica nel senso letterale del termine e un po’ grossolana, però racconta una verità che in questi tre anni di pubblicazione del blog ho documentato. I più grandi taroccatori del made in Italy siamo noi. L’unico errore, grossolano, nella ricostruzione della catena dell’imbottigliamento che porta dagli uliveti di Spagna, Marocco e Tunisia agli stabilimenti di imbottigliamento italiani, riguarda la politica italiana che secondo il New York Times sarebbe complice della falsificazione. Mentre, in questo bisogna essere onesti, il nostro Parlamento ha approvato numerose leggi negli ultimi anni a difesa del vero made in Italy e dell’origine trasparente dei nostri prodotti. Tutte fermate dalla Commissione europea sotto la minaccia di aprire una procedura d’infrazione.
Ha ragione il giornale americano a dire che la nostra industria oleicola importa quantità inimmaginabili di olio già raffinato. Ma quando lo fa dalla Spagna non viola alcuna legge. Basta mettere in etichetta la scritta «olio extravergine comunitario» e tutto è in regola, anche se il prodotto è etichettato con brand italianissimi. Diverso il discorso della materia prima che arriva dal Nord Africa e di cui si perdono le tracce. Non più tardi della scorsa settimana, Jaime Carbò, amministratore delegato della Deoleo che è proprietaria dei marchi Bertolli, Carapelli e Sasso, ha ammesso di aver acquistato ingenti quantitativi di olio dall’Australia: «Abbiamo la libertà di comprare olio in ogni parte del mondo e domani saremo liberi di confezionarlo in ogni parte del mondo. Quest’anno«, a dichiarato a CorrierEconomia, «abbiamo comprato olio australiano, lo abbiamo confezionato in Europa e lo abbiamo venduto in America». E c’è da scommettere che il finto olio italiano commercializzato in Usa non indicava alcuna origine del prodotto, come invece è obbligatorio nel nostro Paese.
D’altra parte, basta andare in un qualsiasi supermercato italiano, per verificare che oltre 8 bottiglie su 10 di extravergine, vendute pur sotto marchi storici del made in Italy a tavola, non contengono materia prime nazionale. Scritto in piccolo, quasi sempre nel retro della confezione, c’è la frase magica: «olio extravergine comunitario». Che poi quasi nessun consumatore legga l’etichetta e lo compri come italiano è un altro discorso.
Ma non è soltanto l’olio a essere falsificato in Italia. Accade la stessa cosa con il prosciutto, il formaggio, i sughi di pomodoro  e il riso, solo per citare alcuni degli ingredienti base della dieta mediterranea. Al di fuori delle riserve indiane delle Dop la falsificazione è una regola. Sono ottenuti da cosce di maiali tedeschi e olandesi due prosciutti su tre, mentre tra i formaggi a pasta molle, oltre 7 su 10 partono da latte (magari in polvere) importato dall’estero. Quasi sempre dalla Baviera.
Ora è inutile scandalizzarsi se gli americani hanno scoperto il trucco. Semmai chiediamoci come sia ammissibile che la nostra industria alimentare invada i mercati con prodotti che di italiano hanno al massimo la confezione e forse neppure quella. Pure in questo caso, però, c’è poco da stupirsi. Il numero uno della Federalimentare Filippo Ferrua aveva dichiarato proprio al sottoscritto che «il made in Italy è una categoria mentale» (qui il post che lo documenta). Di più: lo stesso Ferrua ha di recente scritto una lettera alla ormai ex ministra dell’Agricoltura Nunzia De Girolamo, chiedendole di fermare i controlli della Forestale proprio sull’origine degli alimenti., appellandosi alle norme europee che consentono in pratica tutto. Se fate una ricerca nel blog scrivendo la parola “Federalimentare”, avete una panoramica sulla politica seguita dalla Confindustria del cibo. Ha senso meravigliarsi quando un giornale americano svela il trucco?

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