Il no della Federalimentare all’etichetta d’origine

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Nella cascata incontenibile di commenti entusiastici all’approvazione della legge sull’etichetta d’origine obbligatoria, spicca una nota stonata. Si tratta del comunicato diffuso ieri dalla Federalimentare il cui presidente Filippo Ferrua si dice preoccupato per i costi aggiuntivi che le imprese del settore devono sostenere. “Le aziende italiane – spiega –  a differenza delle altre, si troverebbero a dover gestire particolari vincoli produttivi che in sostanza si traducono in un aumento dei costi di produzione. Le etichette infatti richiederebbero, in virtù delle nuove norme, continui aggiornamenti e le linee di lavorazione sarebbero costrette a subire frequenti interruzioni per consentire di modificare le etichette in relazione all’impiego di materie prime di diversa origine. Secondo una prima stima realizzata dall’Ufficio Studi di Federalimentare si prospetta un aggravio dei costi di produzione valutabile, in funzione dei diversi settori, fino ad un massimo di circa il 15%“.
Ma c’è di più. Ferrua esprime “viva preoccupazione per la adozione di misure obbligatorie nazionali in materia di etichettatura, che anticipano il Legislatore Europeo oggi impegnato proprio ad elaborare una norma valida per tutti gli Stati membri: la proposta di regolamento Ue per l’informazione dei consumatori è già in seconda lettura al Parlamento europeo“.
Difficile dire quale possa essere la sorte dell’etichetta Ue. Peccato che nel pacchetto di norme presentato dal commissario europeo all’Agricoltura Dacian Ciolos lo scorso 10 dicembre non ci sia alcun riferimento, diretto o indiretto, a produzioni di qualità, origine, filiere produttive, consorzi di tutela e tracciabilità. E’ un po’ come aspettarsi che a segnalare i falli di gioco sia un arbitro privo di fischietto. Perché l’ha lasciato volutamente a casa.
Gli interessi dell’Europa, quanto agli alimenti di qualità, divergono completamente dai nostri: l’industria di trasformazione nordeuropea vede l’etichetta d’origine come il diavolo: se fosse obbligatorio dichiarare la provenienza delle materie prime si scoprirebbe che arrivano dai Paesi più a rischio per la sicurezza e la salubrità di cibi. A cominciare dalla Cina. Provate a immaginare cosa accadrà nei palazzi del potere della Ue…

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