L’ultima fregatura della Ue: via il produttore dall’etichetta

0
613
Il regolamento europeo che entrerà in vigore il 13 dicembre, cancella l’obbligo di scrivere lo stabilimento di produzione o di confezionamento. L’ennesimo favore ai taroccatori delle etichette reticenti

Altroché etichette più trasparenti: il nuovo regolamento europeo che entrerà in vigore il 13 dicembre prossimo fa giustizia di quel po’ d’indicazioni che ci sono. Si tratta del regolamento numero 1169, approvato da Consiglio e Parlamento Ue il 25 ottobre 2011 (ecco il link) destinato a entrare in vigore il prossimo 13 dicembre. Fra due mesi. Il testo, frutto di una lunga mediazione fra Parlamento e Consiglio, pesantemente influenzata dalle lobby della grande industria alimentare, non rende più chiare e leggibili le etichette. Tutt’altro: consente infatti di  omettere l’indicazione dello stabilimento di produzione o quello di confezionamento. Si potranno mettere oppure no, a discrezione dell’azienda, il nome o la ragione sociale o la sede del produttore, del confezionatore o di un venditore. Sarà obbligatorio, invece, mettere nome o ragione sociale e indirizzo del responsabile delle informazioni fornite in etichetta.

STRADA SPIANATA AL FINTO MADE IN ITALY. Faccio un esempio per chiarire un meccanismo che è diabolico. Una vaschetta di prosciutto crudo non Dop, potrà recare sulla confezione il nome della marca, la ragione sociale dell’azienda che ne è proprietaria e che presumibilmente sarà anche la «responsabile» di quanto scritto in etichetta, ma potrà essere confezionata fuori dall’Italia. Pur trattandosi di una marca del Belpaese. Una manna per i taroccatori (tanti) che già ora invadono i banconi dei supermercati, con finti prosciutti made in Italy, mischiati a quelli Dop. E incidentalmente si tratta spesso delle stesse industrie che producono anche i salumi a Denominazione d’origine protetta.

E L’OLIO EXTRAVERGINE? Ignoro se le nuove norme si applicheranno pure alle poche categorie merceologiche per le quali è in vigore l’indicazione d’origine obbligatoria. penso ad esempio all’olio extravergine non Dop. C’è un dettaglio comunque da tener presente: come sempre accade con le norme europee, quanto non è esplicitamente previsto è implicitamente vietato. Quindi non mi meraviglierei se gli oli «comunitari», già ora la stragrande maggioranza di quelli commercializzati in Italia, non venissero neppure confezionati in uno stabilimento situato nello Stivale. Se posso mettere un’indicazione d’origine vaga, ad esempio «oli dell’Unione europea» e posso omettere l’impianto di imbottigliamento, chi mi vieta di produrre, ad esempio, in Spagna o in Paesi a basso costo della manodopera? Basterà avere una sede legale da noi, anche un ufficio, indicando quella come referente responsabile delle informazioni scritte sulla confezione e il gioco sarà fatto.

DATA DI SCADENZA. Novità, ugualmente negative, pure sui termini temporali di consumo dei prodotti. Resta obbligatoria l’indicazione del lotto di produzione (che però è una sigla astrusa e illeggibile per i consumatori) mentre viene meno l’obbligo di indicare, «nel medesimo campo visivo» della marca, data di scadenza e termine minimo di consumo. Aspettiamoci di trovarli nascosti in posizioni impossibili!

COME UN SOVIET. Le uniche informazioni aggiuntive introdotte dal nuovo regolamento sono quelle nutrizionali. In base al principio, esplicitato nel provvedimento dal legislatore europeo, al punto 10 delle premesse: «Il grande pubblico è interessato al rapporto tra l’alimentazione e la salute e la scelta di una dieta adeguata alle esigenze individuali». In pratica quel che deve interessare ai consumatori lo stabilisce Bruxelles. Un meccanismo da far invidia, quanto a mancanza di democrazia, ai soviet dell’epoca staliniana. Perfettamente in linea d’altra parte con la svolta dirigista e autoritaria imposta all’Europa dalla nuova Commissione dei Katainen e dei Timmermans. L’Italia sarà totalmente esclusa dei centri del potere comunitario dove si prenderanno le decisioni cruciali sulla tutela del made in Italy e sui diritti alla trasparenza dei consumatori. La nostra carta l’abbiamo giocata pilotando Federica Mogherini sulla poltrona di Alto rappresentante per la politica estera europea. E ci fermiamo lì. Grazie Renzi!

Print Friendly, PDF & Email

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here