La Cina non metterà i dazi sul vino europeo. In cambio però…

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La Cina chiude l’indagine antidumping sulle importazioni di vino europeo. La vicenda era grottesca e inverosimile in sé: vi immaginate il nettare di Bacco prodotto da noi e venduto nell’ex Celeste Impero a un prezzo inferiore rispetto ai prodotti locali? In realtà l’iniziativa era partita come ritorsione di Pechino per i dazi imposti dall’Europa sulle importazioni di pannelli solari cinesi nel vecchio continente.
A chiedere di bloccare l’indagine antidumping è stata la Chinese Alcohol Drinks Association che rappresenta i produttori di vino all’ombra della grande muraglia. Possibile che le eno-imprese cinesi abbiano domandato al proprio governo di bloccare un’iniziativa destinata a imporre forti dazi sui nostri vini? Per quanto inverosimile sembra proprio che le cose siano andate così. In cambio, però, l’Europa si è impegnata a fornire «collaborazioni e consulenze in attività formative legate alla filiera del vino», come riferisce l’agenzia Adnkronos. In sostanza l’organismo che riunisce i produttori nella Ue, il Comité européenne de entreprises vins, insegnerà agli agricoltori e alle cantine cinesi come coltivare la vite e come ricavarne (buon) vino. Ignoro se l’intesa comporti, oltre alla cessione del nostro knowhow, anche la fornitura delle pregiate cultivar su cui si basa il successo dell’enologia europea, in sostanza quella francese e italiana. L’insistenza con cui la Chinese Alcohol Drinks Association ha chiesto a Pechino di stopparei dazi, mi induce a sospettare che la contropartita vada ben oltre qualche corso di formazione per enologi alle prime armi.

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