La domanda cala, i prezzi salgono. E gli speculatori fanno festa

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I commerci mondiali calano, assieme alla domanda di mercato – che è sempre più globalizzata – ma i prezzi salgono. Non per tutti però. Mentre le quotazioni della maggior parte delle commodity alimentari (cereali, carne, frutta e via dicendo) seguono un trend sostanzialmente al rialzo i produttori, al campo e nella stalla, vedono i margini ridursi fino a scomparire. E spesso si trovano a vendere in perdita, come nel caso degli allevatori veneti, documentato quest’estate da Etichettopoli (Ultima chiamata per salvare la carne italiana). Effetto della speculazione e dei poteri forti che in Italia come nel resto del mondo colpiscono duramente i mercati, a cominciare dalle Borse e dai debiti sovrani dei Paesi come Grecia, Spagna, Portogallo.
Ho ricevuto in questi giorni per email la «Lettera Anesti». Un appuntamento fisso che si rinnova ogni mese nel momento in cui Eutimio Tiliacos, manager finanziario di lungo corso con un curriculum sconfinato, la spedisce alla sua personale mailing list. Ebbene il numero di agosto è interamente dedicato all’analisi dell’andamento dei prezzi e ai debiti pubblici dei Paesi emergenti confrontati con quelli di Usa, Eurolandia e Giappone. Non ho intenzione di rubare spazio e idee a Tiliacos, dunque se vi interessa potete leggere la Lettera Anesti sul sito web che ne pubblica la raccolta. Mi interessa solo segnalare una serie di dati che compaiono sull’ultimo numero della Lettera.
Scrive Tiliacos: nel del periodo che va dal luglio 2010 al giugno 2011 «il Cpb Merchandise World Trade Index, ossia l’indice dei prezzi delle merci scambiate a livello mondiale, pubblicato dall’ufficio olandese per le analisi economiche, ha segnalato un incremento dal livello 130,4 a 147,1 per i prezzi in dollari dei beni manufatti, da 208,5 a 259,7 per i beni energetici finiti (da 272,0 a 382,1 per quelli grezzi) e da 189,0 a 205,8 per le altre materie prime». Fin qui nulla di sconvolgente, se non fosse che più o meno nel medesimo periodo il volume delle  merci trasportate in tutto il mondo è sceso. Con cali fino al 5% sulla ricchissima rotta Giappone-Cina-Stati Uniti.

Ora se la domanda cala assieme al trasporto fisico dei beni movimentati da una parte all’altra del globo ma i prezzi salgono, può esserci una sola spiegazione: oltre a colpire i mercati finanziari la speculazione continua a giocare sporco anche sui prezzi dei prodotti, incluse le commodity agricole. La prossima volta che gli analisti per spiegare l’andamento delle quotazioni parlano di «forte aumento della domanda cinese» o di «Paesi emergenti che premono sull’acceleratore» il minimo che si meriterebbero è una bordata di pernacchie. E’ dietro a questa cortina fumogena di frottole che gli speculatori amano muoversi. Come sta accadendo ora.

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