La Lombardia dice no alle mucche clonate

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La Lombardia  non rinuncia a difendere il diritto dei consumatori ad evitare la carne di bovino clonata. I lettori di Etichettopoli già conoscono la questione: la Commissione europea, contro il parere del Parlamento di Strasburgo, sta manovrando per liberalizzare il commercio di carne clonata in arrivo dagli Stati Uniti. Senza che l’origine venga dichiarata in etichetta.
Ebbene, ho appena ricevuto la notizia che domani va in votazione al Consiglio regionale della Lombardia una mozione che impegna la Giunta Formigoni «a sostenere presso le istituzioni italiane ed europee ogni forma di contrasto alla eventuale immissione di animali clonati, compresi i soggetti discendenti e i derivati, nella catena alimentare umana e animale». Di più, nella mozione, primo firmatario il consigliere regionale della Lega Nord Jari Colla, si chiede che la Giunta informi «in via ufficiale tutti i parlamentari nazionali ed europei circa la volontà della Regione Lombardia di sostenere questa importante linea di indirizzo contraria alla clonazione a fini alimentari».
In tutta onestà non so dirvi se gli organismi geneticamente modificati (in sigla Ogm) siano salutari o meno. In base al principio di massima precauzione, però, il Parlamento europeo ne ha bocciato l’introduzione sotto forma di mucche clonate. E altrettanto è accaduto finora anche da noi. «Tutte le regioni italiane», si legge sempre nella mozione che arriverà in aula domani (martedì 8 marzo) al parlamentino lombardo, «hanno già chiaramente sancito la netta contrarietà alla libera coltivazione di vegetali geneticamente modificati, che peraltro si dimostrano sempre più antieconomici e non apprezzati da agricoltori e consumatori europei».
Per bloccare la deregulation bovina c’è tempo fino alla fine di marzo. Per quella data Commissione e Consiglio della Ue contano di emanare la direttiva sui “nuovi cibi”.
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