La Ue: mai ricevuti i decreti su riso e pasta. Non sono validi

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Si tinge di giallo il pacchetto di provvedimenti assunti dai ministri Martina (Agricoltura) e Calenda (Sviluppo economico) per rendere obbligatoria l’origine delle materie prime. Loro sostengono di averli notificati a Bruxelles il 22 maggio. Ma la Commissione…

Appena pubblicati sulla Gazzetta Ufficiale, i  decreti  sull’etichettatura d’origine obbligatoria per riso e pasta rischiano di finire sul binario morto.  L’entusiasmo è durato meno di 48 ore. Lunedì 21 agosto 2017 il ministro Maurizio Martina ne annuncia la pubblicazione in Gazzetta: «Da metà febbraio (del 2018, nda) – ha scritto in una nota il titolare della Politiche agricole – avremo finalmente etichette più trasparenti sull’origine di riso e grano per la pasta» (qui l’articolo dove spiego come leggerle). L’obbligo, infatti decorre 180 giorni dopo l’entrata in vigore dei provvedimenti. «È una scelta decisa compiuta insieme al ministro Calenda», aggiunge Martina, chiarendo che si tratta di un provvedimento «che anticipa la piena attuazione del Regolamento europeo 1169 del 2011. Il nostro obiettivo è dare massima trasparenza delle informazioni al consumatore, rafforzando così la tutela dei produttori e dei rapporti di due filiere fondamentali per l’agroalimentare made in Italy. Non rinunceremo a spingere ancora in Europa perché questi provvedimenti vengano presi per tutta la Ue».

IL REGOLAMENTO 1169 MAI ATTUATO FINO IN FONDO

In effetti la Commissione europea era vincolata ad attuare entro il 2013 il Regolamento 1169, proprio nella parte in cui prevedeva di introdurre norme che evitassero ai produttori di presentare come nazionali dei prodotti monoingrediente fatti con materie prime importate. Bruxelles è in ritardo di quattro anni e da quel che si intuisce nella nota di Martina, l’Italia prova a forzare la mano. Dopo aver ottenuto il via libera sull’origine di latte, yogurt e formaggi, ora prova con la pasta e il riso.

«DA ROMA NESSUNA NOTIFICA»

Vytenis Andriukaitis

Ma in realtà, più che «spingere» per convincere il resto d’Europa a seguire il nostro esempio, potremmo essere costretti a difendere le decisioni prese a casa nostra. Cioè i decreti. Due giorni dopo la pubblicazione in Gazzetta, il 23 agosto, arriva infatti da Bruxelles la doccia fredda: «L’Italia non ci ha notificato il testo dei due decreti», sentenzia il portavoce del commissario alla Salute e sicurezza alimentare Vytenis Andriukaitis, «abbiamo controllato ma secondo le informazioni che abbiamo, la notifica non ci è arrivata». E per chiarire quale sia l’aria che tira dalle parti di Palazzo Berlaymont, altre fonti europee non meglio specificate dalle agenzie di stampa, fanno sapere che le misure contenute nei decreti sarebbero «problematiche», proprio quanto all’obbligo di indicare l’origine della materia prima.

IL PRECEDENTE DI LATTE E FORMAGGI

Maurizio Martina

Personalmente non mi meraviglio. L’Eurogoverno ha dovuto ingoiare il boccone amaro dell’origine del latte obbligatoria in Italia perché i francesi avevano adottato un provvedimento simile nel 2016. Ma il riso e soprattutto la pasta è un affare tutto italiano. E non c’è da rispettare alcun precedente. Ma la risposta di Martina, sempre il 23 agosto, non si fa attendere, affidata dapprima a Twitter e poi alle agenzie: «L’Italia va avanti, senza aspettare Bruxelles». Se davvero i provvedimenti non fossero stati notificati formalmente a Bruxelles, sarebbe un comportamento da pazzi. Ma è così?

LA RICOSTRUZIONE DEL PORTAVOCE DI MARTINA

A suo tempo, un portavoce del ministro, dopo che erano sorti i primi dubbi sul rispetto delle liturgie europee, mi aveva chiarito i tempi: le bozze dei due decreti su pasta e riso, erano state inoltrate a Bruxelles rispettivamente il 20 dicembre 2016 e il 15 aprile 2017. Dopo un tira e molla infinito – con la Commissione a chiedere modifiche e l’Italia a concederle in parte – Martina decide di notificare formalmente i decreti, chiudendo la fase negoziale. Questo, sempre secondo la fonte ministeriale, avveniva l’11 maggio 2017. Non so dirvi cosa accada da quel momento in poi.  In base al principio del silenzio assenso, ove l’Eurogoverno non avesse presentato controdeduzioni a Roma, i provvedimenti sarebbero potuti entrare in vigore 90 giorni dopo. Cioè l’11 agosto 2017. Dunque la pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale sarebbe avvenuta addirittura 10 giorni dopo la scadenza del periodo durante il quale il governo italiano non poteva rendere esecutivi i provvedimenti.

QUALCUNO STA BARANDO. MA CHI?

I bari (Caravaggio)

Ora Bruxelles dice di non aver mai ricevuto la notifica formale. Possibile? Una domanda che ho girato allo stesso Martina, via Twitter vista la sua solerzia nell’utilizzare questo social per promuovere le iniziative del dicastero. Senza aver ricevuto per ora alcuna risposta. Qualcuno di sicuro sta barando al gioco. Di brutto anche. Urge sapere chi.

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