Un colpo di freno sulle trattative con i Paesi del Nord Africa e un colpo di acceleratore sui negoziati col Mercosur, il mercato comune dell’America meridionale. Dopo un lungo stop dal 2004 a tutto il 2010 l’Unione europea ha riaperto il canale delle trattative con Argentina, Brasile, Uruguay e Paraguay. Al centro dei colloqui l’apertura dei rispettivi mercati a merci e servizi tuttora soggetti a dazi doganali che di fatto ne impediscono l’importazione. La bozza di accordo a cui lavorano le delegazioni riguarda da un lato l’apertura del Mercosur ai servizi e ai prodotti industriali europei, dall’altro la cancellazione da parte della Ue delle tariffe sulle derrate agricole sudamericane. Parliamo di frutta, verdura ma anche carne di maiale e pollame (incluse le uova), olio d’oliva, cereali, latte e riso.
Una vera e propria sciagura per i nostri produttori. A quantificare l’impatto dell’accordo col Mercosur è il il Joint research center, un organismo di ricerca emanazione della Commissione europea. Ebbene, da qui al 2020 l’agricoltura dei Ventisette perderebbe circa 3 miliardi ogni euro ogni anno. A rimetterci di più gli allevatori che si troverebbero a fare i conti con importazioni di carne dal Sudamerica per 200mila tonnellate ogni anno. I prezzi all’origine dei bovini rischiano così di precipitare almeno dell’8%.
Molto negativi gli effetti su chi lavora nel settore primario: sempre secondo i calcoli dell’istituto europeo ogni anno ci rimetterebbero il posto circa 33mila persone, concentrate in particolare nei Paesi con la maggiore vocazione agricola, soprattutto Francia e Italia. Complessivamente i redditi degli agricoltori europei potrebbero ridursi del 3,2%.
A spingere per la firma dell’accordo sono gli spagnoli. E in particolare i socialisti di Zapatero che hanno chiesto alle due parti di «fare uno sforzo supplementare» per chiudere il negoziato entro il 2011. In questi giorni è in corso un nuovo round di incontri ad Asuncion, capitale del Paraguay.
