L’Europa gioca con le carte truccate

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Ma che cattivi e che testardi questi italiani! Con le etichette d’origine vogliono fare di testa loro… Eppure glielo avevamo detto che l’Europa avrebbe bloccato la legge!
Questo, in sintesi, il messaggio che si desume dalla lettera inviata dai commissari europei Ciolos (Agricoltura) e Dalli (Salute) questa settimana e dai commenti di autorevoli esponenti della politica europea. Incluso il presidente della Commissione agricoltura Paolo De Castro. Secondo i gendarmi chiamati a difendere il Sacro Verbo di Bruxelles (parlo del romeno Ciolos e del maltese Dalli) la legge approvata dall’Italia il 18 gennaio è “inopportuna” perché della materia si stanno occupando il Parlamento e il Consiglio europeo.
Sulla stessa lunghezza d’onda De Castro commenta: «L’approvazione della legge sull’etichetta di origine obbligatoria per i prodotti alimentari è certamente un fatto positivo, ma non si può prescindere dall’Europa e chiudersi in un quadro normativo autarchico. Per capire di cosa parliamo basta porsi una domanda. Prendiamo l’esempio della diossina: con questa legge l’Italia potrebbe bloccare la carne tedesca e obbligare i produttori a mettere l’etichetta made in Germany? La risposta è no, perché ci vuole una legge europea».
Sarà. Può anche darsi che abbiano ragione loro. Ma se guardiamo alla successione temporale i conti non tornano.Proviamo a mettere in fila le date salienti.

  • 2008: l’allora ministro dell’Agricoltura Luca Zaia presenta un Disegno di legge (nr. 2260) sull’etichettatura d’origine obbligatoria.
  • 16 giugno 2010: il Parlamento europeo approva una proposta di regolamento che obbliga a indicare l’origine in etichetta sia per i prodotti monoingrediente (per es. la pasta) sia per quelli con ingredienti diversi.
  • 6 dicembre 2010: il Senato della Repubblica (italiana) approva il Ddl 2260.

Fino a questo punto l’azione legislativa dell’Italia è pienamente in linea con quella europea. Ma poi…

  • 7 dicembre 2010: il Consiglio dei ministri della salute della Ue smonta la proposta del Parlamento europeo e cancella l’obbligo della tracciabilità d’origine, lasciando la porta aperta a una “possibile revisione” fra tre anni.
  • 18 gennaio 2011: La Camera dei deputati (Montecitorio per intenderci) approva in via definitiva il Ddl 2260.
  • 1° Febbraio 2011: Ciolos e Dalli intimano l’alt all’Italia.

 So bene che Parlamento europeo e Commissione di Bruxelles hanno il potere di co-decisione praticamente su tutti gli aspetti d’interesse generale. Ma qui, ancora una volta, si ignora la posizione degli unici organi elettivi espressione della volontà popolare. Il Parlamento italiano e quello europeo. Oltretutto su un diritto fondamentale dei consumatori, sapere cosa contengono e da dove vengono i cibi che mettiamo in tavola.
E allora diciamolo chiaramente: ancora una volta rischia di prevalere la logica dirigista di Bruxelles. E di quanti, dietro il paravento della Commissione, giocano con le carte truccate. Avendo il potere di tenere in mano il mazzo.

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