L’Europa insiste: sull’etichetta ci avete anticipato. Ma il calendario dimostra l’opposto

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Per la legge italiana sull’etichettatura c’è un «problema di timing» in quanto anticipa le decisioni dell’Unione europea sull’etichettatura d’origine. Decisioni che presumibilmente verranno adottate «entro l’anno». Così ieri il portavoce del commissario europeo alla Salute ha commentato la lettera con cui il nostro ministro dell’Agricoltura Giancarlo Galan ha risposto allo stop di Bruxelles che aveva definito «inopportuna» la legge.
Il portavoce del commissario John Dalli  ha sottolineato ieri che l’Italia avrebbe «anticipato la legislazione Ue» in materia di etichettatura su cui è possibile venga trovato un accordo politico a breve ma che, per il momento, fa riferimento ad alcune questioni, per esempio l’apposizione del «made in Italy» sui prodotti trasformati, su cui «non si è ancora deciso a livello politico europeo».

In realtà Dalli e il suo portavoce,  Frederic Vincent, sanno benissimo che il Consiglio europeo dei ministri della Salute tenutosi il 7 dicembre scorso ha mandato in pezzi la proposta di regolamento votata a larghissima maggioranza dal Parlamento europeo, cancellando tutte le norme sull’etichettatura d’origine ad eccezione di quelle per le carni bovine, quelle ovicaprine e per il pollame. E’ il solito gioco delle parti in cui l’Europa e i suoi gendarmi sono espertissimi. La nostra legge era del tutto in linea con il regolamento approvato lo scorso mese di giugno dal Parlamento di Strasburgo. Regolamento che il Consiglio d’Europa ha cassato a dicembre cedendo alle pressioni delle lobby dell’industria alimentare nordeuropea.
Semmai il «timing» invocato dal commissario Dalli dimostra il dietrofront di Bruxelles. In barba a due organi elettivi: il Parlamento italiano e quello di Strasburgo. Con che faccia si pretende di dare lezioni di democrazia al resto del mondo?

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