L’Europa si prepara a soffocare gli allevatori italiani

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All’inizio degli anni Ottanta il prezzo del latte alla stalla rappresentava il 65% di quello al consumo. Oggi appena il 25%. «E’ necessario fare chiarezza sulla formazione del prezzo dalla produzione fino al consumatore finale», spiega Confagricoltura nel documento presentatato venerdì scorso, era il 13 maggio, alla fiera di Cremona. Nelle stalle italiane è vera emergenza: i valori di vendita non coprono più i costi di produzione e l’intero settore lattiero, senza un intervento di salvataggio, va incontro a un crac definitivo. Decine di migliaia di allevatori letteralmente per strada e i produttori di formaggi (per lo meno quelli che già non lo fanno) costretti ad acquistare la materia prima all’estero. Uno scenario inverosimile ma che poi tanto lontano non è.
L’Unione europea deciderà un pacchetto di aiuti il 24 maggio, ma fra gli allevatori c’è grande sfiducia: i provvedimenti in arrivo da Bruxelles rischiano di avere l’effetto dei pannicelli caldi su una polmonite. I Paesi ultraliberisti, guidati dalla Gran Bretagna, si preparano a erigere le barricate. Così rischia di saltare anche la misura che in molti ritenevano capace di dare un po’ di ossigeno al settore, vale a dire la possibilità per le organizzazioni di produttori di sedersi al tavolo dei negoziati al momento di contrattare i prezzi. E dire che questo “superpotere” (molto fra virgolette) nel testo elaborato dal Parlamento europeo avrebbe riguardato soltanto il 33% del mercato. Dunque un litro su tre.
Così, per l’ennesima volta, dal cilindro degli euroburocrati di Bruxelles (l’ultima parola spetterà come sempre al Consiglio della Ue) rischia di uscire il nulla.
E dire che i margini sul latte sono così risicati che di fatto molti produttori della vecchia e imbelle Europa già producono in regime di dumping rispetto ai nostri. Sotto costo. Per capirlo basta fare un giro sull’insostituibile portale del Clal. Partiamo da un dato che pesa più di mille parole: il nostro latte alla stalla si paga oggi come 15 anni fa, 39 centesimi al litro. Il costo della vita nel frattempo è cresciuto del 40%, quello dell’energia è quasi raddoppiato. Se poi guardiamo ai confronti con gli altri Paesi c’è da farsi venire la pelle di cappone. Negli ultimi 9 anni il prezzo nelle stalle italiane è sempre stato superiore rispetto a quelle dei maggiori produttori di latte europei. Superiore di 3,89 euro per 100 litri nei confronti della Germania, di 5,55 sulla Francia, 7,80 sull’Ungheria, 7,79 sulla Slovacchia e un po’ meno (6,53) sulla Repubblica Ceca.
Trattative sul prezzo a parte ci sarebbe un sistema per consentire ai nostri allevatori di valorizzare la qualità superiore del loro latte rispetto a quello della concorrenza: indicare in etichetta la provenienza della materia prima su tutti i formaggi. Vi immaginate una mozzarella ottenuta con latte ungherese? O uno stracchino slovacco? A quel punto i prezzi si differenzierebbero, permettendo al nostro (ex) oro bianco di riappropriarsi del valore perduto.

Ancora una volta però è l’Europa a impedirci di rendere efficace la legge sull’etichettatura obbligatoria approvata dal Parlamento a gennaio. Il gioco è chiaro: prendere tempo, bloccare tutti i provvedimenti di cui potrebbero beneficiare i nostri produttori e portarci piano piano all’aprile 2015, quando cesserà il regime sulle quote latte. Allora, forse, sarà davvero troppo tardi per salvare le stalle. A giustiziare gli allevatori italiani ci penserà il mercato selvaggio.

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1 COMMENT

  1. 15.000 kg di stracchino slovacco sequestrato perché sulla confezione è indicato “prodotto con buon latte italiano”. Quanto ci prendono in giro! Però almeno questa volta il Gazzettino ha pubblicato il produttore http://www.frescolat.it

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