L’Europarlamento chiede le etichette trasparenti. La Commissione pronta a dire no

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Il Parlamento europeo chiede alla Commissione di rendere obbligatoria l’indicazione d’origine per latte, formaggi e carni trasformate. Nessun via libera dell’Europa, purtroppo, alle etichette trasparenti. Mi dispiace dare una delusione ai tanti amici agricoltori e allevatori. Quella votata dall’assise di Strasburgo giovedì 12 maggio 2016 era infatti una «risoluzione non vincolante», come spiega chiaramente il comunicato diffuso da Federico de Girolamo, dell’ufficio stampa. Dunque non succederà nulla dopo questa pronuncia perché in tema di regolamenti la prima e l’ultima parola spettano alla Commissione, previa consultazione con il Consiglio della Ue, composto dai capi di Stato e di governo dei Ventotto. Abbiate pazienza: so bene che a descrivere questi meccanismi si può solo annoiare chi ti legge. Ma è importante sapere come funziona la macchina decisionale europea.

Nella risoluzione approvata l’Europarlamento sottolinea che «l’indicazione obbligatoria dell’origine del latte, venduto come tale o utilizzato quale ingrediente di prodotti lattiero-caseari, rappresenta una misura utile per tutelare la qualità dei prodotti lattiero-caseari e tutelare l’occupazione in un settore che registra una forte crisi». In questo passaggio in gioco, oltre all’alimento bianco, ci sono pure i formaggi e la posta in gioco è altissima. È in questa categoria merceologica che i taroccatori di casa nostra fanno affari d’oro. Il latte e le cagliate vengono fatti arrivare dai Paesi del nord Europa, Germania, Olanda e Lituania, li si lavora e poi si rivendono sotto nomi italianissimi. Magari con tanto di nastrini e coccarde tricolori sulla confezione. Al di fuori delle Dop (Denominazione d’origine protetta) il resto dei formaggi viene confezionato soprattutto così. Materia prima straniera e tecnologia italiana. 

Discorso analogo per la carne trasformata, sotto forma di sughi e preparazioni alimentari. Non si parla della carni fresche perché già ricadono sotto l’obbligo di etichettatura d’origine.

Consapevole che la Commissione Ue farà di tutto per non accogliere l’invito alla trasparenza, il Parlamento cita i dati dell’indagine Eurobarometro 2013 in tema di tracciabilità dei cibi.

L’84% dei cittadini europei ritiene necessario indicare l’origine del latte

L’88% considera l’etichettatura necessaria anche per la carne trasformata

Oltre il 90% reputa che l’etichettatura sia importante in genere per gli alimenti trasformati

La votazioneLa risoluzione è passata con una larga maggioranza: 422 sì, 159 no e 68 astenuti. Ma a scorrere l’elenco dei deputati che hanno votato contro c’è poco da stare allegri. Quasi tutti i componenti tedeschi, olandesi, svedesi, danesi e polacchi del Partito popolare hanno detto «no». Germania e alleati non gradiscono l’origine trasparente perché vogliono continuare a venderci latte e carne che la nostra industria alimentare trasforma in «made in Italy». Le etichette reticenti sono il vero affare dei grandi esportatori europei di commodity alimentari.

Ora tocca alla Commissione che di fatto è controllata proprio da Berlino e dai suoi alleati. E qualora la situazione dovesse sfuggire di mano (difficile se non impossibile), ci penserebbe il Consiglio dell’Unione a rimettere a posto le cose.

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