L’hamburger artificiale non salverà nessun bovino. Qualcuno informi Sergey Brin (quello di Google)

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La cittadina olandese di Maastricht rischia di passare alla storia per aver tenuto a battesimo due iatture. L’omonimo trattato europeo che ha introdotto per i Paesi europei una serie di vincoli il cui atto finale è stata l’istituzione dell’euro. Ma soprattutto la ricerca per produrre l’hamburger artificiale. Della prima maledizione non dico nulla, tanto è sempre più chiaro che l’eurofregatura è cominciata lì. Sulla seconda, invece, c’è molto da riflettere. Innanzitutto perché la polpetta sintetizzata in laboratorio dallo scienziato Mark Post a partire da un muscolo clonato di un vero animale, non è destinata a «salvare i bovini», come leggo un po’ dappertutto. Né a evitare che si avverino le profezie di un futuro senza carne.
Nel primo caso vale la pena di ricordare che i bovini da carne vengono fatti nascere per finire in padella. Non stiamo assistendo a una riedizione moderna del massacro dei bufali, abbattuti sistematicamente dai rifleman nelle praterie americane. Fino allo sterminio e quasi all’estinzione. So che a sentire queste cose ai vegetariani viene il sangue alla testa, ma è così. Sulle profezie apocalittiche dello Stockholm international water institute permettetemi di essere scettico. Anzi: di più. Mi ricordano da vicino le previsioni del Club di Roma che alla fine degli anni Sessanta, vaticinava di lì a poco la fine delle risorse naturali. In testa il petrolio.Ora gli esperti, da Stoccolma, ci spiegano che nel 2050 non potremo più mettere in tavola la bistecca: mancherà l’acqua per la catena alimentare che dà da mangiare ai bovini. In materia sono scettico perché questi salti nel futuro non tengono mai conto dei fattori imprevedibili che nella storia dell’uomo hanno sempre sconvolto le previsioni.Sergey_Brin_Ted_2010
Grande delusione per Sergey Brin, cofondatore con Larry Page nientemeno che di Google. Il miliardario americano di origini russe è il maggior finanziatore della ricerca sulla carne prodotta in laboratorio. Finora ci ha messo 230mila dollari. E fin qui nulla di scandaloso: chiunque è libero di fare quel che vuole dei propri denari. È la motivazione che francamente mi lascia perplesso: perché la carne prodotta in laboratorio evita sofferenze agli animali rinchiusi negli allevamenti.
Ebbene, due anni fa ho passato un bel po’ di tempo a girare fra gli allevamenti veneti della Unicarve. Era luglio e la temperatura spesso sfiorava i 40 gradi. Vi dico però che i manzi, al riparo dal sole e rinfrescati da giganteschi ventilatori, stavano molto meglio degli allevatori quanto a confort e temperatura. Capisco che si possa essere contrari a mangiare carne: ma non per questo si devono raccontare frottole pur di avvalorare le proprie convinzioni. Mi viene un’idea: perché i nostri allevatori non invitano Brin a vedere come stanno da noi i bovini da carne? Almeno ne inventerà un’altra. Magari più credibile.
Un’ultima cosa: l’hamburger artificiale lo lascio volentieri a Post, Brin e a chiunque si voglia male. Personalmente mangio poca carne ma la vado a cercare fra la più gustosa e naturale che ci sia. All’allevamento Il biancospino di Francesco Volpini in alta Valle Staffora, dove per nove mesi all’anno le bestie vivono allo stato brado e immerse nella natura.

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3 COMMENTS

  1. Da buon vegetariano dissento completamente. Ho le mie ragioni sia etiche che lei sarà già stufo di sentirle da altri vegetariani.
    Comunque sia gli allevamenti in Italia stanno chiudendo. La carne estera costa meno ed è facilissima da reperire.
    Stiamo parlando di un mercato dal futuro già assai nero e con poche prospettive.

    Buona giornata

    • Caro Daniel, pubblico volentieri il suo commento. Molta carne importata fra quella che lei definisce «facilissima da reperire» costa poco proprio perché i bovini hanno condotto un’esistenza grama. Ben diversa da quella che assicurano ai capi da carne i nostri allevatori. E in ogni caso, a meno di vietare per legge il consumo di proteine animali, anche se gli allevamenti italiani chiudessero tutti(prospettiva preoccupante ma fuori dalla realtà) ci sarebbe qualcuno, in qualche parte del mondo, che produrrebbe carne per noi. Deve rassegnarsi, temo, a convivere con svariati milioni di onnivori.

  2. Avrà seguito molto anche lei il caso della carne di bovino che era anche equino con una filiera che comprendeva aziende di 7/8 nazioni. Ecco dopo quel scandalo io pensavo che le grandi industrie decidessero per un pò di “fare i bravi” e comprare carne nazionale garantita e tracciata. Così non è stato. Attualmento crescere un bovino in stalla comporta una perdita media di 150,00/180,00 € sia perchè sono aumentati i costi dei vitelli in Francia, sia perchè sempre più ettari di cereali finiscono nella voragine delle biomasse ma sopratutto perchè non è minimamente aumentata la richiesta da parte dell’industria alimentare quindi i prezzi di vendita sono bassi. Abito in provincia di VR e vivo da molto vicino queste situazioni.
    Se avrà occasione di passare di cui la invito a prendere un VEGAN Burger all’Universo Vegano a Vr e scambiare 2 opinioni.

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