Made in Italy, la crisi spiana la strada ai furbetti dell’etichetta

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Al collega e amico Carlo Cambi, profondo conoscitore dell’universo agroalimentare italiano, ho chiesto un’analisi sui recenti fatti di cronaca che hanno visto protagoniste alcune imprese italiane. Pizzicate a falsificare i prodotti della nostra tradizione. Ecco il suo contributo, che pubblico su Etichettopoli con grandissimo piacere.

Carlo Cambi

Con una certa – giusta – enfasi il ministro per l’agricoltura Mario Catania ha annunciato che il Pacchetto Qualità in Europa, voluto dall’Italia, fa passi avanti. Si tratta in buona sostanza di rafforzare i marchi Dop e Igp e di arrivare (chissà quando) all’obbligo di etichettatura di origine per tutti i prodotti agroalimentari, con indicazione anche di provenienza degli ingredienti venduti in Europa. Una trasparenza indispensabile per conquistare e confermare la fiducia dei consumatori. Una battaglia di civiltà giuridica ed economia. E tuttavia se in Europa qualcosa si muove in Italia molto arretra. I recenti casi del re delle mozzarelle arrestato per camorra, dei prosciutti Dop (Parma, San Daniele e Modena) ottenuti da maiali allevati con scarti alimentari, dell’olio taroccato in Toscana pongono un serio problema di controllo, ma prima ancora di cultura della qualità. Va detto che in Italia le verifiche dei Nas ci sono e funzionano: il nostro è il paese con le maggiori garanzie di salubrità alimentare, che però è cosa diversa dalla qualità. Perché la qualità costa e oggi con i redditi in caduta libera, i consumi che crollano c’è più sazio per i falsificatori, i furbetti, i criminali che sfruttano l’appeal delle Denominazioni, e lucrare su un valore aggiunto che in realtà non c’è, per piazzare sul mercato robaccia. C’è un dumping sulla qualità che avanza. A fronte di questo tutto il sistema delle Dop e Igp rischia di implodere con soltanto quattro o cinque Consorzi di maggiore fatturato capaci di stare sul mercato. Ci sono le piccole realtà territoriali – dove però le filiere agroalimentari sono l’unica economia che tira – che hanno il fiato corto. E’ indispensabile creare a livello nazionale un organismo che tuteli e promuova la qualità anche con una efficace comunicazione ai consumatori a cominciare dalle etichette. Che devono però essere la sintesi di valori, di garanzie, di processi che solo il sistema delle Dop e delle Igp offre. A condizione che ci sia chi garantisce a sua volta questi marchi. Altrimenti causa crisi mangeremo meno, ma mangeremo peggio. E disperderemo l’economia di quella che è la buona Italia.

Carlo Cambi

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