O (vero) made in Italy o morte. La Camera domanda a Letta di scontrarsi con Bruxelles

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La Camera approva… Alla fine le sette mozioni che a Montecitorio chiedevano un intervento «forte e deciso» del governo Letta sull’Unione europea per rilanciare la questione dell’etichetta trasparente, sono passate. Meglio: hanno dato origine a una mozione unica messa a punto da Luca Sani, presidente della Commissione Agricoltura. Approvata a larghissima (davvero “issima”) maggioranza. Non voglio tediare i lettori del blog con un riassunto puntuale della risoluzione. Ecco il link dal quale è possibile scaricarla. Leggetela. Vale la pena. Basta sapere che impegna Enrico Letta ad andare a Bruxelles e battere i pugni sul tavolo per riaffermare il nostro diritto (sacrosanto, aggiungo io) di difendere il vero made in Italy. Vale a dire i prodotti italiani, realizzati nel nostro Paese con materie prime provenienti dalla Penisola. I deputati, bontà loro, ammettono che «in Europa continua a sopravvivere un’impostazione  che tende a ritenere incompatibile con le regole del mercato unico la difesa della qualità collegata […] alla individuazione  della zona di origine del prodotto…». Ma poi cadono nel ridicolo quando chiedono al premier di tirare fuori gli attributi per ribaltare questa visione. Difficile immaginale Enrico «palle di bambagia» Letta pronto a sfidare l’Europa. Senza contare le resistenze interne, con l’industria alimentare italiana tutta protesa a chiedere di dimenticare le (poche) leggi che tutelano il vero made in Italy, per applicare i diabolici regolamenti europei.
Per una volta fatico a condividere l’entusiasmo che fa esultare il presidente di Coldiretti Roberto Moncalvo: «Il ministro delle Politiche Agricole Nunzia De Girolamo», scrive in una nota il successore di Marini, «ha l’occasione di dare una svolta epocale alla legislatura con l’emanazione dei decreti sull’obbligo di indicare l’origine degli alimenti, sostenuta dalla mozione unitaria approvata all’unanimità dalla Camera sull’etichettatura dei prodotti alimentari». Innanzitutto temo che la ministra più che dell’origine dei cibi si debba occupare delle valigie che pare destinata a preparare in vista del prossimo rimpasto. E poi ve lo vedete questo governo ad aprire un contenzioso con Bruxelles sulla difesa dei veri prodotti italiani? Io francamente no. Senza contare che la legge 4 del 2011, quella che i deputati chiedono all’esecutivo di applicare, non esiste più: Bruxelles ha minacciato la procedura d’infrazione se l’avessimo applicata».
Qualcuno mi può dire a quale sceneggiato stiamo assistendo?

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