Oliere al bando in tutta Europa ma la spagnola Deoleo chiede di abolire i controlli sull’extravergine

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Oliere al bando dal 2014 in tutta Europa. D’ora in poi nei locali pubblici dei Ventisette non si potrà più servire olio in contenitori anonimi. Sono ammesse soltanto bottiglie originali con il tappo anti rabbocco. Da noi e in Portogallo è già così da oltre due anni. Lo ha deciso l’Unione europea, pur con una spaccatura netta. Favorevoli al provvedimento Italia, Spagna, Grecia e Portogallo, Francia, Irlanda, Cipro, Slovenia, Slovacchia, Polonia, Lettonia, Lituania, Repubblica Ceca, Romania e Malta. Contrarie Danimarca, Olanda, Bulgaria, Estonia, Lussemburgo, Austria, Finlandia e Svezia, guidate dalla solita, inflessibile, odiosissima Germania. C’è poco da gioire, però: il mercato è pieno di prodotti nelle confezioni originali, rigorosamente anonimi e non tracciabili (nei prossimi giorni pubblicherò il test su uno di questi campioni di opacità).
Ma c’è di più: mentre le associazioni dei consumatori (e anche i miei colleghi giornalisti) gioiscono per la presunta vittoria della trasparenza a tavola, dalla Spagna è in partenza una nuova campagna proprio contro l’olio di qualità. Ne dà notizia l’ottimo portale Teatro Naturale. Che ha analizzato l’ultimo report pubblicato in occasione dell’assemblea degli azionisti dalla spagnola Deoleo, proprietaria fra l’altro dei marchi Sasso, Bertolli e Carapelli che acquistò quando ancora si chiamava Sos Cuetara. Ebbene, nel report (lo potete leggere qui), c’è una visione a dir poco inquietante del mercato, i controlli, la qualità, gli stili di consumo. Basta con i controlli chimici, i panel di assaggiatori e in definitiva anche con le Dop, dicono gli spagnoli: sia il mercato a decidere come dev’essere l’olio di qualità e a fissarne, empiricamente, gli standard. Chiaro il riferimento al sistema di controlli introdotto recentemente proprio dall’Italia, con test di laboratorio sui residui che permettono di tracciare l’oliaccio lavorato e panel di assaggiatori capaci di individuarlo con la prova del palato.
Nulla di grave, si dirà: in definitiva è la visione di un gruppo privato, per quanto grande possa essere. Ma qui sta l’errore: la capacità delle multinazionali spagnole di fare lobbyng a Bruxelles è enorme. E c’è da scommettere che, con l’aiuto della solita Germania, presto arriverà sul tavolo del solerte commissario all’Agricoltura Dacian Ciolos una bella proposta di «liberalizzazione» del mercato dell’olio d’oliva. In definitiva – nella visione della Deoleo – si tratta di sanare centinaia di prodotti opachi, destinati con l’inasprirsi dei controlli a uscire dal mercato.

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