Olio tunisino, la bufala del sito antibufala

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Il sito Butac.it (Bufale un tanto al chilo) prova a smontare la notizia sull’invasione dell’olio tunisino. Ma sbaglia tutto

L’azzeramento dei dazi su un contingente di 35.000 tonnellate annue di olio tunisino – che si aggiunge a quello già esistente senza tariffe doganali di 56.700 tonnellate anno – ha provocato l’indignazione  di agricoltori e comuni cittadini. Giusto aiutare la Tunisia, Paese che sta affrontando un periodo difficilissimo. Più esportazioni significa (si spera) maggiore ricchezza condivisa per un popolo duramente provato da crisi e instabilità politica. Soltanto che la decisione con cui l’Unione europea ha deciso di ampliare a 91.700 le tonnellate a dazio zero che Tunisi può esportare nel 2016 e nel 2017, incide su un settore della nostra agricoltura, quello olivicolo, già duramente provato da alcuni fattori eccezionali: il pessimo raccolto 2014, l’epidemia di Xylella, imponenti fenomeni di falsificazione con extravergine d’importazione venduto per made in Italy. Ho raccontato l’intera vicenda, passaggi politici compresi, in un post recente (ecco il link), quindi non la riscrivo daccapo.

Sulla bacheca Facebook di Italia in Prima Pagina, fra gli innumerevoli commenti, un lettore ha postato un articolo del sito Butac.it, acronimo che sta per Bufale un tanto al chilo. Illuminante il titolo: «La memoria corta dell’olio (tunisino)». A firmarlo uno dei fondatori del sito, Maicolengel Butac. Peccato che il post il cui il debunker italiano pretende di smontare la notizia, incorra in una serie di inesattezze imperdonabili. 

Scrive l’autore: 

In parole povere, l’Unione Europea ha soltanto approvato con un primo voto l’abolizione dei dazi doganali su oli che vengono già importati dalla Tunisia. Quindi non aumenterà il quantitativo d’olio che viene importato nei paesi dell’Unione, costerà solo meno esportarlo ai produttori tunisini

E qui sta il primo errore. Non possiamo sapere se le 35.000 tonnellate di extravergine tunisino a dazio zero, incrementali rispetto alle 56.700 già previste dall’accordo Euromed siglato nel 1998, sostituiscano olio importato con i dazi o piuttosto si aggiungano al quantitativo che già entra in Europa dal Paese nordafricano. Gli analisti dell’Ismea, (Istituto di servizi per il mercato agroalimentare), i più accreditati in materia, parlano di un «contingente di 35mila tonnellate a dazio zero di olio proveniente dalla Tunisia», che «potrebbe entrare nel mercato comunitario dopo il via libera di Bruxelles», lasciando intuire che si tratti di un flusso aggiuntivo.

È la stessa Ismea a fornire i dati sulle importazioni di olio in Italia che possono dare la dimensione del fenomeno. Nel periodo import-olio-tunisinoda gennaio a ottobre dello scorso anno la Tunisia ha esportato in Italia 83mila tonnellate di olio, contro le 16 scarse del 2014. L’impennata, che vale il 427% in più, si deve soprattutto al crollo della produzione made in Italy registrata nella campagna di due anni or sono. Ma non è detto che si ripeta nel 2016. Dunque è impossibile sapere se lo stock di olio a dazio zero verrà assorbito nelle importazioni esistenti dalla Tunisia, oppure si possa ritenere aggiuntivo. L’azzeramento delle tariffe doganali lo rende di gran lunga il più conveniente fra tutti quelli importati dai produttori del Mediterraneo. Attualmente il dazio comunitario per l’import dalla Tunisia è di 1,22 euro al litro. Togliendolo le quotazioni che a gennaio erano appena sopra i 3,50 euro al litro, scenderebbero ben al di sotto della media registrata in Grecia e Spagna. E si può solo presumere che il flusso di olio in arrivo da Tunisi nella fascia di prezzo bassa e medio-bassa possa essere incrementale rispetto a quelli esistenti.

Scrive poi Maicolengel Butac:

Per aggiungere un tassello al puzzle, l’Italia produce circa 440mila tonnellate d’olio all’anno, non credo che le 35mila che andranno spalmate sui 28 paesi europei possano farle temere alcunché.

E in questo passaggio ci sono due imprecisioni non irrilevanti. Prima: nella campagna oleicola 2015 la produzione italiana dovrebbe fermarsi a 330mila tonnellate e non 440mila. Le 35mila tonnellate a dazio zero che si aggiungono alle 56.700 previste dal trattato Euromediterraneo arriveranno in prevalenza in Italia e non verranno spalmate sui 28 Paesi dell’Unione europea come sostiene Butac.it, dimostrando di non conoscere la materia. In Europa gli unici Paesi produttori di extravergine si affacciano sul mare e sono: Spagna, Italia, Grecia, Portogallo, Cipro e marginalmente Francia ed ex Jugoslavia. Nel resto della Ue non si piantano gli ulivi e non si lavora neppure l’olio se non in quantitativi trascurabili. L’olio tunisino che arriva sfuso e non imbottigliato finirà in prevalenza da noi e in misura molto inferiore in Spagna.

C’è il rischio, infine, che le importazioni a basso costo dalla Tunisia, vadano ad alimentare il mercato nero del finto extravergine tricolore, come dimostra il maxisequestro operato dalla Forestale in Puglia, con 7mila tonnellate di olio nordafricano bloccate appena prima che alcuni oleifici pugliesi le mettessero in commercio come made in Italy.

Dunque la prospettiva che il via libera della Ue dia il colpo di grazia al nostro oro verde (così titolavo il post su Facebook) esiste e non è il frutto di una mera speculazione giornalistica, come vuol far credere il sito antibufala che ha finito per confezionare lui stesso una bufala in grande stile. 

 

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2 COMMENTS

  1. Buongiorno Beppe, i dati che riporto nel post sono sostanzialmente di due fonti: la Commissione europea e l’Ismea. Ho visto le tabelle consultabili al sito che indica. L’unico Paese che non ho citato fra quelli che producono o lavorano olio d’oliva nella Ue è Malta, con numeri, però, poco più che trascurabili.

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