Quei 450mila chili di olio deodorato pronti a finire sulle nostre tavole

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La notizia è di questa settimana: 450mila chilogrammi di finto olio extravergine d’oliva sequestrato dal Corpo forestale dello Stato. Dubbia la provenienza (probabilmente un Paese del Nord Africa) certa la destinazione: le nostre tavole. Le indagini, avviate dalla Procura della Repubblica di Firenze si dipanano per mezza Italia. Sarebbero coinvolte alcune società in Toscana, in Liguria e, secondo quanto riportato dal quotidiano La Provincia Pavese, uno stabilimento di Voghera. Chi conosce l’industria olearia sa di cosa sto parlando. 
In attesa che i magistrati fiorentini svolgano le indagini – l’incidente probatorio è fissato per il 15 marzo – noto con piacere che Etichettopoli era sulla notizia. Senza saperlo. Il 25 gennaio scorso ho pubblicato la prova sulle etichette degli oli extravergini più diffusi nella grande distribuzione. Scoprendo che tutti quelli censiti dichiaravano come origine: «Ottenuto da oli extravergini comunitari». Questo in  barba al decreto del 18 ottobre 2007 in forza del quale sull’etichetta dovrebbe comparire l’indicazione della zona geografica di coltivazione delle olive.
Quello sequestrato dalla Forestale sarebbe olio deodorato che di extravergine ha soltanto il colore e l’odore. Ottenuto per di più da olive divenute “vecchie” e lavorate nel frantoio quando si erano già sviluppati processi di fermentazione. Una pratica molto diffusa in Paesi come la Tunisia, l’Algeria e il Marocco. Per rendere appetibili questi oliacci si ricorre al trattamento della deodorazione che li rende commerciabili e non distinguibili (a un palato poco avvezzo all’olio genuino) dai veri extravergine.
In tutta onestà non saprei dire con cosa siano fatti gli oli extravergini che ho censito il 25 gennaio. E non lo so perché dall’etichetta non si capisce. Potrebbero anche contenere l’olio migliore in assoluto, ottenuto dalla molitura delle migliori olive d’Europa. E fino a prova contraria voglio credere che sia così. Una cosa però posso dirla. Al frantoio, quest’autunno, il vero extravergine si pagava attorno ai 5 euro, con punte superiori ai 6 per le varietà particolarmente pregiate. Lo so perché ne ho acquistato 50 chili. Ma te lo vendono nelle taniche e lo devi portare a casa tu. Com’è possibile trovare degli extravergine nei supermercati a meno di 5 euro la bottiglia e talvolta sotto i 3?
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