Quell’inutile legge sull’etichetta tessile fa litigare Lega e Pdl

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Oltre che scambiarsi schiaffoni in Italia, durante una campagna elettorale che nessuno ricorderà con nostalgia, Lega e Pdl lo fanno pure in Europa. I fatti. L’europarlamentare del Carroccio Claudio Morganti ha stroncato la risoluzione approvata a Strasburgo che obbliga a indicare in etichetta eventuali inserti in pelle nei capi di abbigliamento. Legge inutile e ridicola. Non proseguo altrimenti ripeterei cose che ho già scritto.
Ebbene Morganti è andato oltre lamentando il fatto che i parlamentari italiani all’assemblea di Strasburgo hanno ceduto le armi troppo presto, adeguandosi alle richieste del Consiglio Ue che aveva chiesto di espungere dal testo ogni riferimento all’origine delle fibre tessili. «All’Europarlamento bisogna avere le palle per difendere l’Italia dall’Europa dei burocrati, la norma europea sulle etichette tessili è un affronto alla legge sul “made in” approvata dal nostro Parlamento».
L’accusa, nemmeno troppo velata, è rivolta a un’altra deputata europea, Lara Comi, del Pdl che al contrario aveva accolto con favore le nuove regole in materia di abbigliamento. Fidando nella possibilità che l’Europa dia presto il via libera a un altro pogetto: l’etichetta intelligente sulla tracciabilità dei tessuti. In attesa di capire come andrà a finire (non la disputa fra Moganti e la Comi ma la partita sulla trasperenza in Europa), mi limito a rilevare che così com’è stata licenziato il nuovo regolamento sull’etichettatura dei capi d’abbigliamento è davvero una presa in giro.
Quanti potranno essere i vestiti in cui si usano inserti in pelle senza che sia evidente?

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