Sì del ministro Romano all’etichetta trasparente. In attesa dei siluri da Bruxelles

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Romano dixit. «Propongo di cambiare il nome di agricoltura in agricultura: l’unità d’Italia l’ha fatta l’agricoltura. La cultura e la civiltà che l’agricoltura rappresentano sono a presidio della nostra identità, del nostro modo di essere, del nostro modo di vivere. È infatti dall’affermazione dell’identità italiana dei nostri prodotti che passa la possibilità di una maggiore competitività». Così il nuovo ministro dell’agricoltura Francesco Saverio Romano è intervenuto ieri (venerdì 1° aprile) sulla spinosa questione della tracciabilità degli alimenti. L’occasione è stata la prima  Festa internazionale della dieta del Mediterraneo. «Dico sì all’etichettatura, dico sì alla lotta alla contraffazione dei prodotti, dico no agli Ogm. La strategia politica del ministero dell’Agricoltura si snoderà su alcune linee guida e queste sono prioritarie».
Il successore di Galan ha parlato pure della Parmalat: «E’ una vicenda geopolitica e la difesa dell’italianità di Parmalat è un dovere. Il settore agroalimentare», ha concluso, «come quello energetico, è divenuto strategico oltre che vitale per le economie dei Paesi, Italia compresa».
E’ apprezzabile che il nuovo ministro, a differenza del predecessore, si sia pronunciato in maniera chiara e inequivocabile sulla necessità di rendere riconoscibili gli alimenti “veramente” italiani rispetto alla marea di cibi che di tricolore hanno solo la confezione. Sappiamo che Romano incontrerà presto il fuoco di sbarramento delle grandi lobby industriali (europee ma anche italiane) pronte a tutto pur di difendere la possibilità di spacciare per Made in Italy ogni possibile “misturone” alimentare. Dai formaggi fatti col latte in polvere e la cagliata surgelata all’extravergine ottenuto da olive ammuffite e deodorate. Tuto confezionato insospettabilmente sotto le insegne (i loghi) di aziende italiane con una lunga tradizione alimentare. Ora usurpata.
Sarà allora, quando arriveranno le prime bordate, che scopriremo se Francesco Saverio avrà il coraggio di dare battaglia. Luca Zaia, l’attuale governatore del Veneto, quando ricopriva lo stesso ruolo le palle le ha tirate fuori. Ricordo quella mattinata del luglio 2009 (non mi è difficle perché era il giorno del mio compleanno) quando non esitò a schierarsi con gli allevatori italiani che bloccavano al passo del Brennero le importazioni di latte in polvere dalla Germania. Galan quel coraggio non l’ha avuto. Ora non resta che aspettare. Ma non servirà una pazienza sconfinata. Questione di giorni e sul tavolo di Romano arriveranno le prime intimazioni di Bruxelles. Da come si comporterà nelle prime ore successive all’arrivo dei siluri europei sarà facile intuire il finale di partita.

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