Spariti in un anno 615mila maiali italiani. Sfrattati da quelli tedeschi

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Sono 615mila i maiali spariti in Italia. A «sfrattarli» le importazioni di carne dall’estero per realizzare falsi salumi italiani di bassa qualità. A fare i conti è la Coldiretti che ha messo in fila i capi mancanti dopo la chiusura di molti allevamenti. All’industria conviene infatti comperare capi da macellati, soprattutto da Germania, Olanda, Danimarca e Francia, a un prezzo molto inferiore rispetto a quello degli animali cresciuti in Italia, ance se si tratta di carni molto meno pregiate. Il gioco è possibile perché se si escludono i prodotti Dop – ad esempio prosciutto di Parma o San Daniele – sugli altri salumi non c’è l’obbligo di indicare in etichetta la provenienza ella materia prima. Così, i consumatori acquistano salumi importanti, ma abilmente spacciati per italiani grazie anche a nomi evocativi, tali da far ritenere a chi li acquisti che si tratta di prodotti della tradizione. Il finto made in Italy è poi spesso confuso sui banconi, assieme ai prosciutti Dop, quindi è ancor meno distinguibile da quello vero.
Nella filiera suinicola, dall’allevamento alla tavola, lavorano ben 105mila presone tra allevamento, trasformazione, trasporto e distribuzione, ora in pericolo. Nel 2009 alcuni produttori, assieme elle amministrazioni locali, chiesero l’istituzione di un marchio che identificasse la produzione di maiali destinati alla norcineria di alta qualità, il «Gran suino padano». L’Europa disse di no. Avrebbe danneggiato le esportazioni tedesche verso l’Italia.

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