Unionalimentari dice «no» alle etichettone del ministro Romano

0
705

Il decreto “etichettone” del ministro Francesco Saverio Romano non è ancora stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale (e chissà mai quando accadrà) è già dal fronte dell’industria si alzano gli scudi. Questa volta non è Federalimentare a dissentire, ma Unionalimentari che rappresenta le piccole e medie industrie del settore.
«Pur condividendo l’intento generale dell’iniziativa (del ministro Romano, ndr), quello di informare al meglio il consumatore», si legge in una nota, «Unionalimentari è perplessa rispetto alla volontà di legiferare a livello nazionale su argomenti che sono oggetto di discussione e disposizioni comunitarie». Insomma, perché mai non aspettare che siano la Commissione e il Consiglio della Ue, notoriamente strenui difensori della trasparenza assoluta in campo alimentare, a fissare le regole sull’etichettura? Questo si chiede l’organizzazione giuidata da Renato Bonaglia che non a caso aggiunge: «Rimangono forti dubbi nei confronti dell’iniziativa ministeriale, in quanto la normativa si discosta, sia per quanto riguarda le altezze minime (dell’indicazione d’origine, ndr), sia per il posizionamento dell’indicazione, dalla bozza di Regolamento Comunitario, in discussione da molti mesi a Bruxelles, che dovrebbe ridefinire in ambito comunitario e quindi in tutti gli stati membri la disciplina relativa all’etichettatura».
Peccato per Unionalimentari che da quanto mi risulta, la bozza di regolamento sia di fatto congelata da quando il Parlamento europeo ha detto giustamente «no» alla riformulazione scritta sotto dettatura delle grandi lobby nordeuropee dal Consiglio della Ue.
Non si vuole l’etichetta trasparente? E allora si abbia il coraggio di dirlo. Spiegando naturalmente il perché.
Prevengo una possibile obiezione di Bonaglia: le nuove etichette costano e questi costi verranno scaricati sui consumatori. Vero, verissimo. Ma la trasparenza ha un prezzo che i consumatori pagheranno volentieri.
Dimenticavo: il decreto “etichettone” varato dal ministro Romano, in realtà, obbliga solo a scrivere sul fronte dell’etichetta (e non sul retro come accade finora) le indicazioni previste dalle leggi in vigore. Quindi, per esempio, la maggior parte degli oli extravergini commerciali continueranno a dichiarare : «Prodotto con oli extravergini comunitari», in luogo della vera zona d’origine. Dunque siamo ancora sideralmente lontani dalla vera trasparenza.

Print Friendly, PDF & Email

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here