L’Europa spalanca le porte al riso vietnamita. E il nostro affonda

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Riso Indica e riso Japonica

ACCORDO FRA BRUXELLES E HANOI: 80mila tonnellate di cereale a dazio zero invaderanno i nostri mercati. Il trattato  RICONOSCE SOLO 38  denominazioni di origine italiane sulle 296 riconosciute dalla Ue: LEGITTIMati i tarocchi

Dopo aver azzerato i dazi sull’import di riso dalla Cambogia, l’Unione europea ha dato il via libera  a un contingente di 20mila tonnellate di riso di riso semigreggio, 30mila tonnellate di lavorato e 30mila tonnellate di riso aromatico senza tariffe doganali dal Vietnam. Merce che giunge sui mercati a prezzi inferiori rispetto ai nostri costi di produzione. Dal Paese comunista arriva soprattutto riso Indica, quello col chicco stretto e lungo, mentre in Europa e in Italia in particolare si produce la varietà Japonica, col chicco corto e tozzo. Ma più cereale bianco arriva dal Sud est asiatico a costi stracciati e meno si coltiva l’Indica in Europa, così i risicoltori del Vecchio Continente aumentano la produzione di Japonica. E le quotazioni precipitano. 

L’Italia  è il principale produttore europeo di riso con oltre 4.000 aziende su poco meno di 230mila ettari e un fatturato al consumo di circa un miliardo di euro all’anno. Già la superficie a risaie è calata del 10% negli ultimi 5 anni. Il rischio è che una fetta importante di produttori siano messi fuori mercato per il surplus di produzione generato dalle importazioni a prezzi bassissimi. Oltretutto dai Paesi del Sud est asiatico arrivano cereali coltivati senza rispettare le norme severe imposte dall’Unione europea in materia di pesticidi.

 

Ma c’è dell’altro. «L’accordo con il Vietnam – spiega la Coldiretti – prevede la protezione di appena 38 denominazioni di origine italiane sulle 296 tutelate dall’Unione europea, con la possibilità di utilizzare il termine Parmesan per prodotti di imitazione del Parmigiano Reggiano e Grana Padano, ma anche i termini Asiago, Fontina e Gorgonzola potranno continuare ad essere utilizzati da qualsiasi persona, e dai suoi successori, che abbiano commercializzato in buona fede prodotti della stessa categoria con tali nomi prima del 1° gennaio 2017».

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Angelo Ciocca

«Il riso importato dal Sudest asiatico esce dalla porta ma rientra dalla finestra», commenta caustico l’europarlamentare della Lega Angelo Ciocca che ha seguito da vicino la vicenda. «Si tratta dell’ultima presa per i fondelli targata Ue che mentre annuncia di togliere la Cambogia dal regime di preferenze Eba, conclude un accordo di libero scambio con il vicino Vietnam».

 «Si tratta di Accordi truffa» precisa Ciocca, «che distruggono le nostre produzioni per ricevere, in cambio, partecipazioni ad appalti pubblici in Vietnam. Dicono che pensar male è peccato ma spesso s’indovina  ed in questo caso il pensiero che l’obiettivo di questa Europa sia spazzare via le nostre eccellenze agricole è più reale che mai».

Fra l’altro l’intesa ricalca quella con il Canada (il Ceta) che ha legittimato per la prima volta nella storia della Ue la pirateria alimentare a danno dei prodotti Made in Italy più prestigiosi. Un meccanismo che dà esplicitamente il via libera alle imitazioni con i nomi delle tipicità italiane.

A Bruxelles siedono dei nemici, non degli avversari, del Made in Italy.

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