70mila richieste di diritto all’oblio. Così l’informazione muore

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I primi risultati della sentenza pronunciata a maggio dalla Corte Europea sul diritto all’oblio sono impressionanti. Oltre 70mila richieste di cancellazione: Google ha annunciato di aver ricevuto una marea di intimazioni a far sparire dai proprio archivi  (che in Europa indicizzano il 95% delle risorse web) ben 267mila pagine. Dall’Italia sono arrivate 6mila richieste, ma il record è tedesco con 15mila soggetti che hanno chiesto di sparire dagli elenchi online.

La comunicazione arriva a un mese esatto dalla sentenza della Corte Europea che dando ragione a un cittadino spagnolo, Mario Costeja González, intimò la cancellazione dai motori di ricerca di tutte le notizie su una sua vecchia condanna per debiti risalente all’inizio degli anni 2000. La pronuncia della Corte di Lussemburgo risale al 29 maggio scorso e da allora al colosso di  Mountain View sono giunte appunto 70mila richieste di altrettanti soggetti pronti a far valere il diritto all’oblio per le loro vicende raccontate sul web.

La sentenza, come tutto quanto arriva dall’Europa, è lacunosa e lascia uno spazio enorme all’interpretazione. Il passaggio chiave, infatti, è  al punto 94 del dispositivo (ecco il link), in cui si assegna la facoltà a chiunque di chiedere la cancellazione da Google di informazioni che lo riguardino, qualora queste informazioni  siano ritenute «inadeguate, non rilevanti o non più rilevanti». Viene da chiedersi: inadeguate o irrilevanti rispetto a che cosa?  E chi può giudicare se le pagine di cui si chiede la soppressione rispondono a questi requisiti? Non certo un giudice, perché in base alla sentenza della Corte Ue non è necessario ottenere la pronuncia di un tribunale o  di un’Authority. Basta inviare direttamente la richiesta (meglio: l’intimazione) a Google. E non è un caso se il colosso del web si è dotato di un pool di avvocati cui spetta il compito proprio di valutare se le informazioni destinate a sparire siano davvero «inadeguate o irrilevanti». Fra l’altro questo team di avvocatoni ha come primo obiettivo quello di evitare grane e ricorsi in tribunale alla società Usa. Quindi adotta un metro di giudizio corretto, ma lontano dagli interessi dei navigatori web di trovare quel che cercano. E conoscere i fatti.

Non voglio immaginare cosa possa accadere ai blogger, oltre che ai siti d’informazione: basta la richiesta di un’azienda o di una persona, ma anche di un personaggio politico e perfino di un governo, per far sparire dal motore di ricerca più potente e documentato al mondo, mesi se non anni di inchieste, rivelazioni, analisi. Un altro capolavoro dell’Europa: il diritto all’oblio si trasforma in una ghigliottina capace di tagliare tutto quanto venga ritenuto «inadeguato o non rilevante» (si legga: scomodo o imbarazzante). Così quel che resta dell’informazione rischia di sparire per sempre.

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