Ma che fine fanno il burro croato e le coppe cilene?

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Il Veneto lancia l’allarme per il falso Made in Italy che troviamo in tavola tutti i giorni. I due assessori regionali Franco Manzato (Agricoltura) e Isi Coppola (Economia) hanno chiesto con forza al governo di accelerare l’entrata in vigore della legge sull’etichettatura d’origine. Manzato ha anche fatto un censimento “ufficioso” di quel che definisce il «falso parallelo»: alimenti spacciati per italiani e messi in vendita anche con marchi famosi, confezionati però con materie prime d’importazione. E di dubbia qualità. «Fonti ufficiose – spiega Manzato – dicono che Verona è la capitale del latticello importato dalla Croazia per produrre burro: 200 tonnellate che non si sa bene dove finiscano, visto che di burro croato non se ne trova nei nostri negozi. A Modena risulta si concentri l’87% delle carni suine importate dal Cile, delle quali si perdono poi le tracce. In Campania sarebbero transitate 114mila tonnellate di triplo concentrato di pomodoro dalla Cina».
La contabilità del falso alimentare è lunghissima. Di mio aggiungo solo le 3mila tonnellate di olio tunisino deodorato intercettate ad Agrigento dai Carabinieri del Nucleo anti frodi e pronte ad essere messe in commercio come extravergine italiano. Fra l’altro tra le partite sequestrate c’era pure dell’olio lampante, in tempi lontani usato come combustibile per i lumi a stoppino. Tutto tranne che commestibile.
La verità, per quanto scomoda, è una sola: l’industria del falso a tavola è in piena attività. E prospera. I sistemi di tracciabilità esistenti, per intenderci quelli voluti dall’Europa, non funzionano. Né danno garanzie le rassicurazioni dell’industria alimentare di trasformazione. Dunque è sempre più urgente approvare i decreti sull’etichettatura d’origine, dopo aver riunito i diversi tavoli filiera per filiera. Lo prevede la legge approvata il 18 gennaio. Tocca al ministero dell’Agricoltura e a quello dello Sviluppo economico convocarli. Prima si aprono i tavoli e meglio è. Anche perché tra i palazzi del potere dell’Unione europea c’è un vero e proprio conflitto istituzionale sulla trasparenza alimentare. Il Parlamento di Strasburgo continua a pronunciarsi a favore, Commissione e Consiglio contro. Non so dirvi chi l’avrà vinta. Si può però approfittare di questo indecisionismo europeo per far passare norme vitali per il Made in Italy.

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