Quelle strane manovre sui prezzi all’origine: la battaglia del grano si tinge di giallo

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Il tenore di proteine non c’entra nulla: le quotazioni del frumento duro italiano sono crollate a partire da aprile. Quando non si sapeva niente sulla qualità del raccolto

Migliaia di coltivatori in piazza coi trattori a occupare pacificamente le strade delle grandi città del Sud, da Bari a Potenza, da Termoli a Palermo: il popolo della bandiere gialle di Coldiretti non ci sta a soccombere in silenzio nella battaglia del grano. Già, perché di questo si tratta. Alle quotazioni attuali i cerealicoltori possono solo rimetterci e chiudere. Il calcolo è presto fatto: per il grano tenero la partita si cQuanto ci rimettono gli agricoltorihiude con una perdita di circa 6 auro al quintale. Col frumento duro va peggio, vendendolo a 18,41 euro e visto che in media il costo di produzione arriva a 27 euro al quintale, ce ne rimettono 8 e mezzo abbondanti. Volete mettere? Quale imprenditore, a queste condizioni, se ne starebbe buono e zitto nel suo angolino a morire (aziendalmente) in silenzio? E infatti gli agricoltori non lo fanno. Sono incazzati e sono scesi in piazza per gridare tutta la loro rabbia. Questo è stato possibile anche, se non soprattutto, grazie alla sapiente regia di Coldiretti che, essendo forse l’ultimo vero sindacato di massa, sa organizzare la protesta. Lo dico a beneficio di quei soloni che si scandalizzano quando il popolo delle bandiere gialle scende in piazza a manifestare: rientra fra i compiti precipui di un sindacato rappresentare gli interessi di una categoria. Chi lo ignora o finge di non saperlo è un babbeo integrale!

Sennonché nella concitazione del racconto di queste proteste ci siamo dimenticati tutti di guardare fino in fondo ai numeri. Soprattutto vista la lettura che ne dà l’Aidepi, associazione che rappresenta i pastai, i principali acquirenti di frumento duro. «Le ragioni dell’attuale calo dei prezzi del grano duro», si legge in una nota diffusa il 29 luglio 2016, «vanno ricercate nella stagione che si annuncia straordinaria per il grano canadese: raccolto record e qualità top per circa il 93% della materia prima. Mentre il grano duro italiano, pur abbondante rispetto alle annate precedenti, nel 2016 risulta, purtroppo, per circa l’80% di medio-bassa qualità». Non ho gli elementi per confutare quest’ultima affermazione, ma tutto sommato importa poco. Importa, invece, notare che il crollo delle quotazioni all’ingrosso del grano duro è iniziato ben prima che si facessero i test per conoscerne il valore proteico. Gli esami di laboratorio si possono condurre al momento della raccolta o appena dopo. Dunque fra giugno e luglio, quando da noi si trebbia il grano.prezzo-grano-duro-ismea

Come mai, allora, il prezzo ha cominciato a calare significativamente fra la fine di aprile e l’inizio di maggio? In quel momento non si poteva conoscere il tenore proteico del frumento che era ancora in fase di maturazione. Dunque la spiegazione dei pastai non regge, a meno che qualche qualcuno di loro non abbia scoperto la macchina del tempo e la utilizzi per brevi viaggi nel futuro, alla scoperta della qualità del frumento duro nazionale.

Molto più probabilmente anche sulle borse merci, come accade a Piazza Affari, sono all’opera le mani forti degli speculatori. Che se ne fregano dei fondamentali di mercato, della qualità dei prodotti e della sorte dei 300mila agricoltori che vivono anche di cereali.

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