Allevatori, agricoltori e industriali: la partita per il Made in Italy è una sola

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La richiesta di riconoscimento degli allevatori veneti (e non solo) per il “Vitellone ai cereali Sigillo italiano”, il patto per il Made in Italy rilanciato sulle colonne di Libero da Stefano Poliani, presidente dei giovani imprenditori lombardi di Cofindustria, l’affinamento in cantina del salame di Varzi proposto dal vulcanico produttore Eugenio Barbieri di Rivanazzano Terme (nonostante il cognome non siamo parenti). Tre idee e altrettanti progetti che hanno un unico denominatore comune: la valorizzazione di quanto si produce nel nostro Paese. Non so dirvi in tutta franchezza quante probabilità abbiano di avere successo queste iniziative, anche se su di esse (e molte altre) si gioca la sopravvivenza dell’Italia come Paese produttore di manufatti e materie prime. Ma anche di lavoro. Ho l’impressione però che per arrivare in fondo, per cambiare una tendenza che ci sta accompagnando verso un inesorabile declino, queste idee debbano fare un ulteriore salto. Non ci sono tante partite per il Made in Italy: il campo è uno solo e richiede, per essere calpestato con speranze di successo, un gioco di squadra.
Gli agricoltori, gli allevatori, gli industriali che vogliono continuare a produrre e lavorare qui, ora e con risorse italiane non possono limitarsi a difendere i loro interessi, per altro sacrosanti. Il successo di un nuovo patto per il Made in Italy non si gioca in una stalla, in un campo o in una fabbrica. Ma in tutti i luoghi dove qualcuno, grande o piccolo, forte o debole che sia rivendica il proprio diritto a produrre qualcosa di inequivocabilmente e completamente italiano.
Per vincere la partita non servono guru della panchina. Bisogna però essere consapevoli che la gara e il campo su cui si disputa è unico. Anche perché gli avversari che cercano di soffiarti il pallone ad ogni passo – o di stenderti – vale a dire le lobby della globalizzazione selvaggia, possono contare sull’aiuto talvolta inconsapevole di una terza formazione: una politica affetta da una malattia incurabile, il nanismo.
Quando i giocatori della squadra tricolore scenderanno in campo tutti assieme potrà cominciare la vera partita.

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