Conto alla rovescia per il trattato di libero scambio fra Unione europea e Vietnam. Il parlamento di Hanoi, popolato per altro da un solo partito, quello comunista, ha ratificato l’intesa approvata il 20 marzo scorso, in piena emergenza coronavirus da parte del Consiglio della Ue. L’accordo è destinato a liberalizzare i commerci fra i due Paesi e cancellare nell’arco di 10 anni tutti i dazi applicati sui prodotti europei esportati in Vietnam e sui prodotti vietnamiti esportati nei Paesi della Ue. A cominciare da riso, abbigliamento e calzature che la repubblica socialista produce a costi bassissimi. Un brutto colpo per il made in Italy.

Come contropartita Hanoi si è impegnata a riconoscere 169 indicazioni geografiche europee fra Doc, Dop e Igp. Di queste appena 38  sono italiane sul totale delle nostre 863 denominazioni d’origine e indicazioni geografiche. Per la terza volta nel volgere di due anni Bruxelles ha svenduto la stragrande maggioranza dei campioni di italianità: prima con il Canada, poi con Singapore e ora col Vietnam.

PRODOTTI PROTETTI

Ad avere ottenuto la tutela dalle imitazioni sono:

  • Aceto Balsamico di Modena
  • Asiago
  • Bresaola della Valtellina
  • Fontina
  • Gorgonzola
  • Grana Padano
  • Kiwi Latina
  • Mela dell’Alto Adige
  • Mortadella Bologna
  • Mozzarella di Bufala Campana
  • Parmigiano Reggiano
  • Pecorino Romano
  • Prosciutto di Parma
  • Prosciutto di San Daniele
  • Prosciutto Toscano
  • Provolone
  • Taleggio
  • Grappa
  • Brachetto d’Acqui
  • Asti Spumante
  • Barbaresco
  • Bardolino Superiore
  • Barolo
  • Brunello di Montalcino
  • Chianti
  • Conegliano Valdobbiadene – Prosecco
  • Prosecco
  • Dolcetto d’Alba
  • Franciacorta
  • Lambrusco di Sorbara
  • Lambrusco Grasparossa di Castelvetro
  • Marsala
  • Montepulciano d’Abruzzo
  • Sicilia
  • Soave
  • Toscana/Toscano
  • Veneto
  • Vino Nobile di Montepulciano

Certo, nell’elenco ci sono le Dop e le Doc più forti. Ma mi sfugge il criterio in base al quale è stato inserito il Kiwi di Latina Igp e non lo spumante Metodo Classico dell’Oltrepò Pavese Doc. Senza contare che anche i prodotti inseriti nell’elenco dei 38, in realtà prevedono alcune eccezioni. Per la precisione tre formaggi: Asiago, Fontina e Gorgonzola per i quali, come spiega un documento redatto dall’Ice, è prevista la «coesistenza con la presenza in Vietnam di imprenditori che abbiano fatto uso in buona fede di tali indicazioni per prodotti caseari prima del 1° gennaio 2017». Dimenticandosi per un attimo la «buonafede» di un vietnamita che copia una delle nostre denominazioni d’origine protette, perché bisognerebbe accettare i tarocchi made in Vietnam di questi prodotti italiani? Chi l’ha detto? E in base a quale principio?

Trovo francamente vergognoso, poi, che l’approvazione definitiva del nuovo trattato di libero scambio da parte del Consiglio dell’Unione europea sia arrivata il 30 marzo 2020, quando nel Vecchio Continente infuriava l’epidemia (qui il documento con l’annuncio). Roba da repubblica delle banane.

LA BENEDIZIONE DI LETTA

Ancora più imbarazzante la dichiarazione rilasciata dall’ex capo del governo Enrico Letta, in qualità di presidente dell’Associazione Italia-Asean: «Dopo quello con Singapore, questo è il secondo accordo che l’Ue conclude con un Paese dell’Asean. Il fatto che sia anche l’accordo di libero scambio più ambizioso mai concluso con un paese in via di sviluppo, rafforza la nostra convinzione che anche un Paese come l’Italia debba concentrarsi a fare sistema in un quadrante del Mondo che, seppur distante, sembra economicamente complementare al nostro e condivide molti dei nostri standard e dei nostri valori». Quali valori possa condividere con noi una dittatura comunista come quella al potere in Vietnam – nata fra l’altro sulla persecuzione sistematica nei campi di lavoro degli oppositori politici – mi sfugge. Ma forse sono «valori» condivisi da Letta. E bisognerebbe chiedere a lui.

Enrico Letta
Il presidente dell’Associazione Italia-Asean, Enrico Letta

E pure sulla complementarità del Vietnam e dell’Asean, l’associazione dei Paesi del sud est asiatico, con la nostra economia ho qualche dubbio. Il dong vietnamita, la valuta locale, si è fortemente svalutata nel tempo, al punto che per fare un euro ora servono 26.263 dong. Provate a immaginare come possono essere competitivi i nostri prodotti sul quel mercato e come invece sono convenienti le derrate alimentari e i manufatti vietnamiti sul nostro.

Non lamentiamoci quando poi gli agricoltori europei invadono le piazze con lo sterco dei loro bovini. È il minimo che si merita questa Europa. Fosse per me il letame lo porterei direttamente a Palazzo Berlaymont, a Bruxelles, sede della Commissione europea.

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