Gli italiani non si fidano della marca: chiedono cibi garantiti e tracciabili

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Gli italiani e la qualità dei cibi che mangiano. Interessante approfondimento sul tema presentato venerdì scorso dalla Nielsen nel corso di una conferenza stampa di McDonald’s. Il colosso dei panini  annunciava di aver ottenuto la certificazione Qualivita. La qualità del cibo che mettiamo in tavola ogni giorno, questo è il dato più significativo della ricerca, è al terzo posto fra tutti i fattori che incidono sulla vita degli italiani, preceduta soltanto da aspirazioni quali la sicurezza economica e la stabilità negli affetti. Che sono desideri sui quali si può incidere ma fino a un certo punto.
Altra evidenza che deve far riflettere riguarda la definizione di cibo di qualità che per oltre il 65% degli intervistati dalla Nielsen dev’essere genuino. Appena dopo nelle risposte (in un range compreso fra il 40 e il 65%) si chiedono alimenti made in Italy. Ma è quando si domanda agli italiani da cosa sia garantita la qualità che arrivano le sorprese, o le conferme: dipende dai punti di vista. Al primo posto in assoluto (91%) la lavorazione degli alimenti in base a rigorosi disciplinari di produzione. Al secondo (89%) i sistemi di conservazione e al terzo (86%) la tracciabilità del prodotto.
Vale la pena di sottolineare che soltanto una minoranza dei nostri connazionali, inferiore al 30%, ritiene credibili i messaggi in cui le aziende alimentari parlano di qualità. Sollecitati a rispondere su cosa dovrebbero fare le industrie produttrici per migliorare la percezione di affidabilità dei cibi, gli italiani hanno risposto: assicurare che la lavorazione dei prodotti segua disciplinari di sicurezza (67%) e comunicare più chiaramente la provenienza geografica degli alimenti (54%). Lo strumento per farlo è naturalmente uno solo: l’etichetta.
Vale la pena di notare che appena il 35% ritiene importate evidenziare le caratteristiche nutrizionali: i Soloni della Commissione europea dovrebbero riflettere visto che contro la volontà del Parlamento Ue hanno barattato proprio la tracciabilità degli alimenti (limitata soltanto ad alcuni) in cambio dell’etichetta nutrizionale.
E a proposito di «Soloni», in questo caso dell’industria alimentare, ecco la risposta a quanti sostengono che agli italiani va bene quel che mangiano, visto che a garantirne la qualità è la marca. Semplicemente non è così.
Non deve meravigliare che a casa della McDonald’s  si parli di qualità e tracciabilità dei cibi. L’azienda guidata dall’ad Roberto Masi è stata una delle prime ad avere il coraggio di affrontare il tema degli ingredienti made in Italy. Ricordate l’accordo siglato con l’allora ministro dell’Agricoltura Luca Zaia per inserire nei panini i formaggi Dop? Ora McDonald’s Italia ha fatto un ulteriore passo avanti: la certificazione Qualivita  (con tanto di ispezioni a sorpresa nei ristoranti della catena e lungo tutte le filiere dei fornitori) punta proprio a garantire che il panino sia tracciabile. Resta in questo senso ancora un passo da compiere: scrivere in etichetta la provenienza di tutti gli ingredienti. Oltre a quelli Dop.
Dimenticavo: nell’infografica che compare nel post ho raccolto le tavole più significative della ricerca Nielsen. A realizzare la versione che vedete qui a destra è stata la Infografweb.it che di recente ha arricchito la propria produzione con contenuti dedicati a Internet e ai media digitali. Un ringraziamento speciale a Marco e Simone: grazie al loro contributo la leggibilità di Etichettopoli.com aumenta. 

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