I numeri del finto made in Italy

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Grano, olio di oliva, prosciutti, ma anche nocciole, carne di manzo, fragole e yogurt. Sulle nostre tavole finiscono ogni anno parecchi miliardi di chili di alimenti che non sono italiani. Gusto a parte ci è impossibile distinguerli dai nostri. In almeno un caso su due, quando mangiamo qualcosa, dovremmo sapere che arriva dall’estero.
Qualche esempio. Della carne che consumiamo ogni anno, 11 milioni di chilogrammi arrivano da bovini italiani, altri 11 milioni li importiamo, soprattutto da Brasile e Argentina. Per l’olio d’oliva ci “accontentiamo” di importarne 468 milioni di chili mentre circa 600 milioni sono effettivamente italiani. Quanto al grano duro, con cui si produce la pasta, sono made in Italy 3 miliardi e 605 milioni di chili, mentre dall’estero ne arrivano 2 miliardi e 147 milioni di chili.
Se per la carne è stata introdotta l’etichettatura d’origine, extravergine e pasta stranieri che finiscono nei nostri piatti sono indistinguibili dagli alimenti veramente italiani.
In realtà anche l’olio dovrebbe essere soggetto a un regime di tracciabilità molto rigido. Lo stabilisce un decreto del 17 ottobre 2007. Ma dalla lettura delle etichette, in almeno 8 casi su 10, è impossibile risalire alla zona di origine della olive impiegate per produrlo. Nei prossimi giorni acquisterò le marche di extravergine più diffuse e documenterò su Etichettopoli quanto possano essere bugiarde le etichette in circolazione.

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