Le etichette reticenti valgono 51 miliardi di euro

0
340
Un falso scoperto dalla Coldiretti

Quanto vale l’etichetta d’origine? A leggere i dati emersi questa mattina alla presentazione del primo rapporto sulle agro-mafie di Coldiretti ed Eurispes c’è di che preoccuparsi. Il 33% dei prodotti agroalimentari venduti in Italia o esportati (per un valore di 51 miliardi di euro) deriva da materie prime importate e rivendute col marchio Made in Italy. Ci sono poi alcuni esempi clamorosi, come quello dei salumi e dei formaggi. Tre prosciutti su quattro sono ottenuti da cosce importate dall’estero, ma non si vede. Una mozzarella su quattro non deriva dal latte ma da cagliate importate dai Paesi del Nord Europa.
L’elenco è lunghissimo e non vi tedio. Vale la pena però di fare una considerazione: il “finto” Made in Italy è indistinguibile da quello vero anche perché quest’ultimo non si dichiara tale. Perfino i prodotti Dop (acronimo che sta per Denominazione d’origine protetta) non si dichiarano esplicitamente italiani. Lo sono – lo devono essere per forza – in base al disciplinare fissato per legge. Allora perché non stamparlo chiaramente sull’etichetta? Ho un sospetto atroce: se le Dop adottassero l’etichetta d’origine trasparente, i finti prodotti italiani si potrebbero scoprire facilmente.
Già mi immagino le obiezioni: la solita dietrologia del giornalista che dubita di tutto e di tutti. Perfino di sé stesso… Tranquilli. Dalla ricerca che sto compiendo sui salumi (e che pubblicherò presto oltre a presentarla ad un evento pubblico ai primi di luglio), emerge proprio questo. Per funzionare l’inganno del finto Made in Italy ha bisogno che tutte le etichette siano reticenti. Nessuno etichettato come italiano, tutti italiani. A mischiare le carte, poi, ci dà una mano sostanziosa l’Europa che ci vieta di utilizzare le etichette “parlanti” in base al principio che i prodotti degli altri Paesi ne verrebbero danneggiati. E c’è pure chi ha accusato l’Italia – soprattutto quando ministro dell’Agricoltura era Luca Zaia – di tentazioni autarchiche.
Tutte balle. La verità è una sola: le etichette reticenti valgono oro, 51 miliardi di euro. Così noi dobbiamo rassegnarci a non sapere da dove arriva ciò che portiamo in tavola e i produttori che impiegano soltanto materie prime italiane (a cominciare dai consorzi Dop) a non poterlo dichiarare. E’ la fiera degli inganni.

Print Friendly, PDF & Email

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here