Mar dei Caraibi. Antille. Una delle tante superette che si trovano su questo tormentato arcipelago che dalla penisola dello Yucatan descrive un ampio arco in mezzo all’oceano per chiudersi, idealmente, al largo delle coste venezuelane. Da queste parti capita che nei supermercati dei piccoli centri urbani si trovi un po’ di tutto. dai generi alimentari al vestiario. E pure dei tarocchi clamorosi del made in Italy. Ma quelli che mi ha inviato un collega in vacanza da quelle parti hanno qualcosa di speciale. Sono dei tarocchi griffati da uno dei marchi storici del nostro agroalimentare. Galbani. E le imitazioni sono grossolane al punto che utilizzano addirittura forme grammaticalmente sbagliate nella nostra lingua. Prodotti che nulla hanno a che vedere con la tradizione lattiero casearia italiana. Delle vere e proprie bestemmie alimentari.
Come nel caso del Mascarpone Fresca (soggetto maschile, aggettivo femminile!), che è pure marchio registrato; o del Romano grated cheese che non si capisce bene cosa voglia imitare. Forse il pecorino, forse proprio nulla. E c’è pure la Mozzarella sempre Galbani, a «bassa umidità». Bassa umidità? Forse anche basso sapore. E basso gusto. Basso tutto, pure il morale a vedere queste povertà.
Tutti tarocchi rigorosamente made in Usa. Per la precisione fatti a Buffalo, stato di New York, dalla Lactalis, multinazionale francese che a casa nostra ha fatto incetta di marchi storici. Ultimo in ordine di tempo Parmalat, ma prima ancora Cademartori, Invernizzi, Locatelli. E Galbani, naturalmente. Utilizzando con grande disinvoltura commerciale i marchi in pancia a quest’ultima, come Vallelata e Santa Lucia.
I supermercati americani sono letteralmente imbottiti di falso made in Italy prodotto da aziende locali che non hanno nulla a che vedere con il Belpaese, se non – in taluni casi – lontane ascendenze italiane dei fondatori. In questo caso la falsificazione è ancora più odiosa perché realizzata sfruttando un marchio storico della tradizione alimentare italiana.
Il Mascarpone Fresca non è soltanto un tarocco, ma la nemesi del cibo italiano autentico. La punizione – sia pure comminata a distanza – per una innata aspirazione all’originalità. E per questo è ancor più odiosa. Una vendetta consumata utilizzando un brand, Galbani, che nei ricordi di molti italiani, i miei di sicuro, si confonde con un pezzo importante della storia alimentare del nostro Paese. E questo fa rabbia.
