L’Italia rinuncia a difendere la legge sulla tracciabilità

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Ferruccio Fazio e Paolo De Castro
Alla fine la montagna ha partorito il topolino. Ieri mattina il ministro della salute Ferruccio Fazio e il presidente della Commissione agricoltura al Parlamento europeo Paolo De Castro si sono visti a Roma. L’obiettivo era quello di definire un percorso condiviso con l’Europa sulle norme per l’etichettatura d’origine degli alimenti. Il Consiglio della Ue, nella seduta di lunedì, ha ratificato l’accordo politico raggiunto il 7 dicembre scorso che limita alle carni l’obbligo della tracciabilità e svuota quasi del tutto la legge varata dall’Italia a gennaio. Niente etichetta “parlante” per formaggi, pasta, riso, salumi e via dicendo.
Un gruppo di parlamentari italiani aveva lanciato un appello per la costituzione di un comitato capace di incidere sulle decisioni in sede europea. Ora, infatti, tocca al Parlamento di Strasburgo ratificare la decisione del Consiglio dell’Unione europea. 
Lo stesso De Castro aveva indicato una possibile strada per costringere Bruxelles a riconsiderare la proprio posizione: indurre il Parlamento europeo a votare non il testo proposto da Consiglio ma quello licenziato a larghissima maggioranza della stessa assemblea di Strasburgo a giugno. Testo che assomigliava da vicino alla nuova legge italiana sull’etichettatura. Meccanismo tortuoso, me ne rendo conto, come lo è tutto quanto riguarda le istituzioni europee.
Nulla di tutto questo. Ieri Fazio e De Castro si sono limitati a concordare sulla valorizzazione di «tre elementi  fondamentali per il nostro Paese»: l’etichettatura obbligatoria per tutte le carni fresche (norma già acquisita e su cui non c’è bisogno di insistere); l’indicazione in etichetta del produttore degli alimenti in caso di “private labeling” (i prodotti a marchio delle catene della grande distribuzione); l’indicazione dei valori energetici e nutrizionali riferiti alle singole porzioni e non solo indicati per 100 grammi di prodotto. «L’incontro con il presidente De Castro – ha dichiarato Fazio – ha consentito di accelerare un percorso condiviso, teso alla valorizzazione delle produzioni agroalimentari e delle specificità italiane, come già emerso nel recente incontro con il Ministro dell’Agricoltura Giancarlo Galan».
«Garantisco il mio impegno – ha aggiunto De Castro – per sostenere gli obbiettivi emersi nell’incontro di oggi (mercoledì 23 febbraio, ndr) con il ministro Fazio all’interno dei lavori del Parlamento europeo che sta esaminando in seconda lettura il Regolamento sulle informazioni alimentari ai consumatori». 
Se le parole hanno un senso (e un valore) questo significa che:
  1. L’Italia rinuncia a difendere la legge appena approvata dalla Camera sulla tracciabilità di tutti gli alimenti.
  2. Ci accontentiamo della decisione assunta dal Consiglio della Ue di limitare alle sole carni l’obbligo di indicare l’origine.
  3. Non si costituirà alcun comitato per incidere sulle scelte dell’Europa.
C’è poi la stranezza di introdurre la tracciabilità solo sulle confezioni delle marche “private label”. In base a qual criterio le catene della grande distribuzione dovrebbero rendere “parlanti” le proprie etichette e l’industria no?

Insomma, la montagna ha partorito il classico topolino. Per giunta un po’ strabico.

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